SANITÀ

Alla sanità privata 713 milioni.
C'è l'accordo, manca la delibera

Non un euro in più rispetto allo scorso anno, ma aumentano le prestazioni ambulatoriali. Criteri più rigidi rispetto all'epoca Covid. Se non arriva al più presto l'atto della Giunta rischia di bloccarsi l'attività di cliniche e laboratori per ridurre le liste d'attesa

Non un euro in più rispetto allo scorso anno. A dispetto del mantra, sempre più martellante con l’avvicinarsi della campagna elettorale, sull’incremento di fondi per la sanità privata, il Piemonte ha fissato il budget per le strutture accreditate esattamente alla stessa cifra dell’anno precedente, come peraltro previsto dalla legge. Ma se non cambia la cifra, 713 milioni, non sono pochi i cambiamenti a partire dai compartimenti stagni che separano le risorse destinate all’attività ambulatoriale da quella dei ricoveri. Questo, nella linea della Regione, per evitare travasi di fondi avvenuti nel corso dell’emergenza Covid per evidenti e giustificati motivi, ma che oggi potrebbero pesare negativamente sulla riduzione delle liste d’attesa. Un tema, anzi un problema, che sempre nell’accordo sottoscritto a dicembre con tutte le rappresentanze della sanità privata, vede un’ulteriore innovazione nella condivisione delle agende delle strutture private con il Sovracup, il sistema di prenotazione regionale.

L’accordo per il triennio 2024-2026 è stato sottoscritto da AiopAris e tutte le altre sigle che rappresentano la sanità privata in Piemonte a dicembre, ma ad oggi ancora non è stata approvata la delibera della giunta regionale che ne consenta l’applicazione. E il tempo per evitare pesanti conseguenze sul sistema è davvero poco. Se la delibera non fosse approvata entro la fine del mese, le aziende sanitarie si troverebbero nella situazione di non poter pagare le fatture emesse dai privati per l’attività svolta, con il rischio che si fermi o rallenti l’attività delle strutture accreditate volta alla riduzione delle liste d’attesa.

L’atto sottoscritto dall’assessore Luigi Icardi e dal direttore regionale della Sanità Antonino Sottile, in verità, sul tavolo della giunta era arrivato lunedì scorso, ma poi è stata rinviata la sua approvazione con una decisione inattesa che ha fatto suonare più di un campanello d’allarme, proprio in virtù del fatto che l’accordo ha effetto a partire dallo scorso primo gennaio. Un banale rinvio tecnico o dietro quello stop c’è la necessità di rivedere alcuni aspetti della stessa delibera? L’interrogativo circola negli ambienti della sanità privata, sia laica rappresentata in maggioranza dall’Aiop sia religiosa con riferimento l’Aris, così come nelle Asl che hanno in mano il portafoglio per pagare le prestazioni fornite ai cittadini dalle strutture accreditate. Apprensione anche per il ruolo importante degli ambulatori e delle cliniche per la riduzione dei tempi per una visita, un esame o un intervento. Il cambio di passo introdotto dall’accordo che rende più precise le prestazioni rispetto agli anni dell’emergenza pandemico e che pone precise condizioni proprio sulla riduzione delle liste d’attesa con un forte impegno sottoscritto dai privati, rischia di risultare un passo rallentato se l’atto non verrà adottato in tempi stretti dalla giunta di Alberto Cirio, fugando i dubbi e i timori che nelle liste d’attesa finisca pure la delibera. 

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