CAMPO MINATO

"I 5 Stelle ci rinfacciano il passato", nel Pd Rossi la vede grigia

Il segretario dem non si sbilancia il giorno dopo l'ennesima riunione inconcludente con il M5s sulle regionali in Piemonte. "C'è una convergenza di massima su tutti i temi principali" ma i grillini seminano il campo (largo) di ostacoli. E covano risentimento

Quel passato che non passa e resta come un pesante macigno in mezzo a quel campo largo tanto agognato. Nonostante la svolta a sinistra sancita dall’avvento di Elly Schlein e gli autodafé dei dirigenti locali – alcuni con il capo talmente cosparso di cenere da renderli irriconoscibili – ai Cinquestelle le abiure sembrano non bastare mai. E così, al termine del terzo incontro sulle elezioni regionali in Piemonte, inconcludente come i precedenti, i dem sono in preda allo sconforto.

“Abbiamo terminato il confronto sui temi che non eravamo riusciti ad affrontare, come il diritto allo studio, l’ambiente, il trasporto pubblico locale, la caccia”, spiega in un colloquio con l’Agi il segretario regionale del Pd, Domenico Rossi. Questioni su cui le distanze, almeno all’apparenza, non sono abissali. Cosa diversa, invece, sulla sanità, dove pesano le scelte fatte dalle amministrazioni a guida Pd, a partire dalla giunta di Sergio Chiamparino, all’epoca contestate dalla falange grillina a Palazzo Lascaris, ma che ancora costituiscono un ostacolo per unirsi in coalizione. Due su tutte: la collocazione del nuovo ospedale della zona Nord-Ovest di Torino e il partneriato pubblico-privato per la costruzione di altri nosocomi. “Sono questioni in molti casi puntuali, non generali: si parla della localizzazione di un ospedale, di un metodo di finanziamento di un altro ospedale, tutte cose che noi assolutamente rispettiamo, ma che io credo debbano essere superate se si valuta l’obiettivo generale”, puntualizza Rossi.

“Alla fine di questa due giorni posso dire che c’è una convergenza di massima su tutti i temi principali – insiste il segretario dem –. Resta una differenza di fondo: da un lato il Pd ritiene le criticità del passato superabili nell’ottica del bene dei cittadini piemontesi e quindi le fa pesare di meno sul tavolo della decisione finale. Il Movimento 5 stelle, invece, ritiene qualcuna di queste situazioni più problematiche, al punto che deve valutare se farle pesare così tanto da andare ad annullare la convergenza su tutto il resto”. Per non dire dell’accusa rivolta al sindaco di Torino Stefano Lo Russo di agire, sotto le sembianze della concordia istituzionale, come una quinta colonna del governatore di centrodestra Alberto Cirio. Ruggini che, soprattutto per chi l’ha preceduta al piano nobile di Palazzo civico, Chiara Appendino, sono tutt’altro che superate. Divergenze e persino rancori che per Rossi “non possono mettere in discussione i punti cardine di una visione in gran parte coincidente”. E se, parafrasando Dossi, l’amore vive non solo di sentimento ma di bistecche, anche gli accordi vanno sorretti da atti concreti, tradotto: posti. “Su molte questioni ancora da affrontare, a cominciare da quelle relative alle candidature nei comuni al voto sul territorio – conclude Rossi – c’è disponibilità anche ad aperture importanti”, ad alcune delle quali si sarebbe già fatto cenno nella fase finale dell'incontro di venerdì (tipo la candidatura a sindaco di Vercelli).