VERSO IL VOTO

Cirio gioca d'attacco sulla Sanità. E pensa a un assessore "esterno"

Per le opposizioni è il vero tallone d'Achille della maggioranza uscente, ma il governatore non intende farsi mettere nell'angolo. Sarà lui a sfidare il centrosinistra, ricordando anche le scelte fatte dalla sinistra. Figure del mondo medico nella lista civica in ogni provincia

Ormai è chiaro che sulla sanità, core business della politica regionale e al contempo materia da cui i cittadini, da sempre, attendono le risposte ai loro bisogni, si giocherà gran parte della prossima campagna elettorale. Ma a dispetto dei calcoli dell’opposizione, che ritiene di aver individuato su questo tema il tallone d’Achille di Alberto Cirio e del centrodestra in Piemonte, il governatore non intende affatto giocare in difesa. Anzi. Del resto, in questi quasi cinque anni di governo della Regione negli snodi cruciali e di fronte ai problemi più spinosi il presidente forzista ha preso più volte in mano le redini, anche a costo di mettere a repentaglio il rapporto con il titolare della delega, il leghista Luigi Icardi. È avvenuto durante l’emergenza Covid e poi, successivamente, con il problema delle liste d’attesa, passando per il non sempre facile confronto con i sindacati, e in ultimo con la patata bollente dell’edilizia sanitaria. 

Ulteriore attestazione di una sua riproposizione agli elettori concentrandosi particolarmente sulla questione della medicina, degli ospedali e del territorio, giunge anche dall’impronta che il governatore sta dando alla sua lista civica. In questi giorni si sta facendo sempre più concreta la voce di una candidatura di peso e di riconosciuta rappresentanza del mondo medico per Torino. Per la provincia di Alessandria Cirio ha incassato la disponibilità a correre per un posto a Palazzo Lascaris dell’oncologa Paola Varese, primario dell’ospedale di Ovada, una carriera tutta nel servizio pubblico e una lunga attività nel volontariato. Per lei è pronta la posizione di capolista in una formazione che anche in altre parti del Piemonte unirà a figure civiche e di amministratori locali, profili legati al mondo della sanità. Non solo.

Nei ragionamenti di Cirio trova sempre più spazio l’idea di sottrarre una questione importante come quella della sanità da logiche spartitorie tra i vari partiti della coalizione, ma non di meno quella di metterla a distanza di sicurezza da lobby e gruppi di potere che già, come a ogni vigilia delle urne, incominciano a muoversi trasversalmente tra le forze politiche. Da qui l’idea, forse già un concreto proposito, del governatore di tenere la palla ben controllata tra i suoi piedi, affidandola al momento della riconferma alla guida del Piemonte a una figura di sua fiducia, estranea o comunque sufficientemente autonoma ed estranea dalle spartingaie. Un profilo tecnico, ma non per questo a digiuno dei meccanismi della politica e, quindi, in grado di proseguire, col pieno supporto delle strutture regionali, l’azione già avviata nel periodo post pamdemia, portando a compimento processi e innovazioni che vanno dalle liste d’attesa alla riforma della medicina territoriale, ma soprattutto segnando la futura legislatura come quella in cui il Piemonte vedrà materialmente realizzare i suoi nuovi ospedali, dal Parco della Salute di Torino alla Città della Salute di Novara, dall’ospedale torinese della Pellerina a quelli di Alessandria, di Cuneo e altri ancora.

Una scelta, quella del governatore sul futuro assessore alla Sanità che, se confermata, ribalterà molti schemi dati troppo frettolosamente per assodati, provocherà qualche delusione, ma altrettanto farà tirare pure anche più d’un sospiro di sollievo. Affidare a un esterno rispetto ai partiti la delega più importante della Regione inevitabilmente inizia a mettere in agitazione quella parte di Fratelli d’Italia che, nuova forza di maggioranza nella coalizione, prenota fin d’ora quella poltrona. La prassi vorrebbe questo schema anche se va considerato che i pesi all’interno dell’alleanza non potranno essere la riproposizione, sia pure a soggetti variati, di quelli usciti dalle urne nel 2019. Pertanto, nel caso in cui il partito di Giorgia Meloni ottenesse l’assessorato, cui senza infingimenti punta da tempo Maurizio Marrone (e che Elena Chiorino, per usare un eufemismo, non disdegnerebbe affatto), a FdI nei posti in esecutivi resterebbe poco altro. Ragione quest’ultima per cui nel partito della premier non sono poi così tanti a stracciarsi le vesti per la Sanità, dovendo rinunciare ad altre deleghe. 

Fin qui lo scenario all’interno del centrodestra, ma Cirio il suo cordone sanitario lo tiene ben stretto, e lo farà sempre più da qui al voto, anche per non lasciare che gli avversari coltivino il loro campo, stretto o largo che sarà, proprio sul tema che sia Pd sia il Movimento 5 Stelle con tutte le contraddizioni (a partire dal partenariato pubblico privato per finanziare la costruzione dei nuovi ospedali) hanno già issato come bandiera. Nel governatore è ben chiara la linea di demarcazione per non lasciare l’agenda della sanità ad altri, men che meno a chi, si prepara alla contesa elettorale preparando quella futura, tenendo per nascosta quella scritta nel quinquennio di Sergio Chiamparino, con tagli e provvedimenti che vennero contestati addirittura da molti sindaci dello stesso centrosinistra. 

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