TRAVAGLI DEMOCRATICI

Il Pd tra orgoglio e pregiudizio. Sinistra Dem contro Gribaudo: "Populista e demagogica"

La deputata cuneese chiama a raccolta gli "indignados" dopo il caso Gallo ma scatena la reazione di mezzo partito. "Un boomerang, serve responsabilità". "Sciacallaggio inutile, anzi dannoso". "Puntiamo almeno alla decenza" visto che l'onore è già perduto

“Liberiamo il Pd? E da chi, da Elly Schlein che ne è la segretaria?”. Anche nella sinistra del partito la fuga in avanti di Chiara Gribaudo, pronta a cavalcare le disavventure della famiglia Gallo per indebolire gli avversari interni, non ha destato entusiasmo. C’è chi è rimasto in silenzio nel suo imbarazzo e chi ha espresso chiaramente il dissenso. Tra questi ultimi spiccano le parole di Ilaria Gritti, rappresentante dell’area Cuperlo nella segreteria regionale, su una delle tante chat del partito: “L’ultima cosa che occorre adesso è l’ennesima spinta populista a una sorta di Occupy Pd di nuova generazione ad opera di una parte che agita la bandiera della purezza con un eccesso di disinvoltura che stride con la gravità della situazione”. Poi rincara la dose: “Personalmente penso non ci si debba fare trascinare in iniziative demagogiche e che dovremmo investire il poco tempo che abbiamo, in questi due mesi, per dare una mano alla nostra candidata presidente e ai compagni, a partire da quelli della nostra area, che hanno accettato l’onere di concorrere a far ottenere al partito un buon risultato (dopo questi giorni puntiamo almeno alla decenza)”.

Gritti è una delle dirigenti regionali più vicine al senatore Andrea Giorgis. Sarebbe stato proprio lui questa mattina a sentire i segretari del Pd di Torino e del Piemonte, Marcello Mazzù e Mimmo Rossi, per chiedere la convocazione della direzione del partito. Dimostrazione di quanto lui, per formazione e idee, si senta distante dall’ultima intemerata di Gribaudo. La deputata di Borgo San Dalmazzo ha indetto una manifestazione a Torino per il 22 aprile dal titolo eloquente, “Liberiamo il Pd”, una kermesse “aperta a chiunque pensi che si debba cambiare il partito”. E trovane uno che non lo voglia cambiare.

Certo risulta difficile capire come a “occupare il Pd” possano essere quelli che del partito hanno oggi le chiavi, consegnate con tanto di primarie da elettori e militanti due anni fa. “Se Chiara vuole cambiare il partito lo faccia, ne è la vicepresidente, si vanta di un rapporto privilegiato con la segretaria, non ha bisogno di occuparlo” dicono dall’altra fazione, quella dei bonacciniani, dove c’è chi parla di “inutile sciacallaggio, anzi dannoso”. E sì perché con l’intento di indebolire gli avversari, nel Pd c’è chi si è messo a fare da cassa di risonanza alla Procura, accostando il nome di Gallo alla ’ndrangheta quando sono stati gli stessi pm a precisare che non ci sono accuse legate ai suoi rapporti con la malavita organizzata. C’è chi parla di “tafazzismo”, chi di “rischio boomerang” e invoca “responsabilità”. Anche la vicepresidente del Senato Anna Rossomando sarebbe perplessa.

Altro tema riguarda chi, almeno a Torino, potrebbe davvero partecipare a quest’incontro senza perdere la faccia. Quanti, anche in quella che oggi è l’area Schlein, hanno ottenuto voti e sostegno dalla famiglia Gallo? Di certo Nadia Conticelli, capogruppo del Pd in Sala Rossa e oggi candidata di punta della componente della segretaria alle prossime regionali. Nel 2014 il suo nome finì nel listino bloccato di Sergio Chiamparino su pressione proprio di Gallo e con il patrocinio dell’allora parlamentare Paola Bragantini, in cambio Conticelli aiutò il giovane Raffaele a raccogliere le preferenze. La stessa Chiara Foglietta, assessora di Stefano Lo Russo a Torino, è stata alleata di Gallo nelle primarie del 2021, fiera sostenitrice proprio come il vecchio Sasà dell’attuale sindaco che la ripagò con un posto in giunta e deleghe importanti, a partire dai Trasporti. E anche Rossomando non deve aver provato grande imbarazzo nel trovarsi fianco a fianco con Gallo a sostenere Nicola Zingaretti alle primarie del 2019.

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