FIANCO DESTR

Vice Cirio, una poltrona per due. Duello Marrone-Chiorino in FdI

Il ruolo servirà a marcare stretto il governatore. Lontano da quanto (non) fatto dal leghista Carosso. Nel partito della Meloni questione ancora aperta. Gli attuali assessori sono entrambi "figli di Atreju" ma appartengono a differenti cordate interne

Una poltrona per due. La campagna elettorale formalmente deve ancora incominciare, le urne daranno il loro responso il 10 giugno e per la formazione della nuova giunta passerà ancora un po’ di tempo, ma dalle parti di Fratelli d’Italia pare non se ne perda affatto nell’approntare tattiche, strategie e magari pure qualche sgambetto, guardando al ruolo politicamente più rilevante nella gerarchia regionale, dopo quello del governatore.

Quello di vicepresidente è un ruolo che il partito di Giorgia Meloni, certo di subentrare alla Lega nella leadership dell’alleanza di centrodestra, considera già suo. Gli stessi alleati conoscono bene le regole del gioco e quindi ben si guardano dal sollevare obiezioni. Nessun problema, se non quello che starebbe proprio all’interno di FdI dove sono almeno in due tra gli attuali membri della giunta e certi ricandidati di punta, a volgere uno sguardo più che concupiscente verso il posto occupato in questa legislatura dal leghista Fabio Carosso.

Non proprio un modello di ciò che paiono avere in mente i meloniani, quello del politico astigiano che certamente non ha mai dato l’idea di una marcatura politica, calcisticamente parlando, a uomo del presidente. Più che in una sorta di bilanciamento, per non dire di controcanto seppur nello spartito condiviso, Carosso ha interpretato la funzione senza troppo disturnìbare il manovratore, tanto da apparire a occhi maliziosi del tutto appiattito sulle posizioni di Alberto Cirio, naturalmente riconoscente.

Il presidente, ovviamente se rieletto, dovrà forse abituarsi a un altro tipo di suo vice. Certamente più politica. E questo, indipendentemente, da chi sarà. Entrambi i profili degli aspiranti o papabili che dir si voglia, non difettano di piglio e, quand’è il caso, pure di cipiglio. Sia Maurizio Marrone, sia Elena Chiorino lo hanno dimostrato in più di un’occasione nel corso del quinquennio. Già, perché ad oggi sembra ristretta agli attuali due assessori la rosa da cui pescare il numero due della Regione. Del primo si è a lungo parlato come di colui che puntava dritto ad assumere le redini della Sanità, delega di maggior peso, ma anche di maggiori responsabilità e grane senza che il fardello poi si traduca automaticamente in consensi. Della seconda addirittura si vociferò, quando sulla candidatura di Cirio ancora aleggiava l’ipotesi dell’alternativa europea, di una candidatura a governatore. Entrambi sono dell’arcinota generazione Atreju, tutti e due discendono idealmente dalla tradizione più identitaria del partito, quella che ha nell’albero genealogico Alleanza Nazionale e prima ancora il Msi. E tuttavia, pur nel partito dove formalmente le correnti non ci sono, le loro posizioni e, più ancora, i loro riferimenti non sempre coincidono perfettamente. La nota vicinanza politica di Chiorino al sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro non la si può certo attribuire anche a Marrone, per dire.

Anche queste non trascurabili differenze all’interno del partito potrebbero fare la differenza per l’assegnazione dei ruoli, a partire proprio da quello di vicepresidente. Impensabile, per esempio, sommarla alla delega della Sanità, e questo al di là delle intenzioni di Cirio che potrebbe alla fine scegliere una figura esterna. Rispetto alle rivendicazioni decise che si registravano alcuni mesi fa, oggi la posizione di Fratelli d’Italia appare meno risoluta, forse a testimoniare ragionamenti e bilanciamenti interni di potere configurando la futura squadra di governo regionale. Nel caso fosse Marrone a svolgere il ruolo di vice, non improbabile appare l’ipotesi di unire a quella carica la delega alla Cultura, utile a marcare quelle battaglie identitarie di cui si è fatto con sempre maggior frequenza promotore. Del resto già oggi e da tempo le iniziative politiche dell’assessore al Welfare (altra materia che potrebbe conservare) sul terreno della cultura sono molte e sempre decisamente connotate, come testimonia il recente allargamento di orizzonti e relazioni, una per tutte quella con il non certo iperdestro Giuseppe Culicchia. Non meno carte da giocare, quelle in mano a Chiorino, sempre in sintonia con Cirio in questi cinque anni anche su temi complicati come quelli del lavoro, con solidi legami con l’inner circle meloniano, anche (ma non solo) tramite Delmastro.

Per entrambi si prospettano ruoli di primo piano, nel cui novero c’è anche la presidenza del Consiglio regionale. Cirio non avrebbe nulla da obiettare, anzi, nel vedere sullo scranno più alto di Palazzo Lascaris Marrone, piuttosto forse è quest’ultimo a preferire un ruolo più amministrativo e, come si diceva, politico. Anche tenendo conto che il prossimo dovrebbe essere l’ultimo mandato per Cirio e, dunque, tra i Fratelli s’incomincia pure a studiare da presidente: non è un mistero che sia Marrone e sia Chiorino ci stiano facendo più di un pensiero. Quel posto in via Alfieri, oggi del leghista Stefano Allasia, sembra attrarre anche un altro meloniano, l’attuale capogruppo Paolo Bongioanni.

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