TRAVAGLI DEMOCRATICI

"Non c'è bisogno di un congresso, ma di unità. Sbagliato dare un'immagine negativa del Pd"

Stoccata di Lepri alla coppia Gribaudo-Rossomando. Il flop dell'Off Topic lascia strascichi nel partito e acuisce le divisioni interne: "Qui c'è una comunità di persone perbene di cui essere orgogliosi". Mai i dem piemontesi così marginali

Un partito diviso, lacerato da lotte intestine, incapace di trovare l’unità anche a un mese dalle elezioni. Travolto da inchieste giudiziarie e sempre più marginale nelle dinamiche politiche nazionali. A guardarlo da fuori il Pd piemontese non è un bello spettacolo e forse è proprio la debolezza, mista alivore e micragnosità, della sua classe dirigente che l’ha portato a non avere una candidatura alle europee nella testa di lista (hai voglia a lamentarti dopo) e speranze asintoticamente prossime allo zero di contendere la Regione ad Alberto Cirio. Ieri l’ultimo atto di una querelle iniziata quasi un anno fa: i sostenitori di Elly Schlein, che ancora si mangiano le mani per aver accettato una candidatura unitaria a livello regionale chiedono un congresso e mettono nel mirino il segretario Mimmo Rossi. In prima fila la deputata Chiara Gribaudo e la vicepresidente del Senato Anna Rossomando: vogliono azzerare i vertici del partito regionale e forse anche torinese.

Ci si prepara già al redde rationem? “Ma figuriamoci, il congresso è già stato celebrato, è stato unitario e mi pare che anche l’area Schlein abbia votato Rossi come dimostrano le posizioni che hanno ottenuto in segreteria”. A parlare è Stefano Lepri, già parlamentare per due mandati e consigliere regionale, il primo ad aver espresso le sue perplessità in direzione nazionale sull’intenzione della segretaria di inserire il suo nome nel simbolo alle europee. Poi è tornata sui suoi passi. Intanto, però, in Piemonte resta altissima la tensione dopo l’iniziativa di ieri all’Off Topic: “Certo non è stata esemplare – prosegue Lepri –. A un mese dal voto non aiuta enfatizzare le divisioni al nostro interno. Fortunatamente se n’è parlato poco anche perché non mi pare sia stata molto partecipata”. Meglio “nascondere la polvere sotto il tappeto”, parafrasando il deputato Mauro Berruto? “Io dico che non l’avrei fatta. Penso che il partito sia composto in larghissima parte da persone perbene, mi pare sia disdicevole che qualcuno voglia enfatizzarne il lato peggiore per un tornaconto personale. E lo dice uno che in Consiglio regionale faceva le interrogazioni sul rapporto tra politica e autostrade già più di dieci anni fa”.

Intanto anche nella sinistra dem non sono mancati i distinguo come dimostra l'assenza, ieri, dell'onorevole Andrea Giorgis, cuperliano, o dell'assessora torinese Chiara Foglietta, entrambi sostenitori di Schlein. Mentre tra i bonacciniani hanno disertato tutti. Basta questo per definire lo stato di salute del partito piemontese? “Io penso che a Torino il Pd continui a reggere, come dimostrano le recenti amministrative, mentre facciamo fatica nelle aree interne, in particolare in alcune zone del Cuneese, del Biellese e dell'Astigiano, dove paghiamo un radicalismo nei toni che mal si concilia con la tradizione moderata di quelle province”.

Dalle regionali alle europee. Sono quattro i candidati piemontesi che corrono per uno scranno a Bruxelles e nessuno di loro ha mai preso una preferenza, eccezion fatta per Elena Accossato, segretaria dei Giovani democratici, eletta due anni orsono nel piccolo comune di  Valfenera, nell’Astigiano. Non Antonella Parigi, che diventò assessore regionale alla Cultura come esterna, non il donciottiano Davide Mattiello e neppure Luca Jahier, che pure gli organismi europei li conosce bene. Profili autorevolissimi ma con scarse possibilità di elezione anche perché nella loro regione i portatori di voti sostengono già altri. E ci si sorprende che non siano stati inseriti nella testa di lista? “Siamo in questa situazione perché non c’è stato nessuno che abbia fatto un passo avanti tra coloro che avrebbero avuto maggiori chance. È mancata la sintesi del partito, ma soprattutto è mancato chi si facesse avanti” prosegue Lepri, che appoggerà il consigliere regionale lombardo Fabio Pizzul, cui lo lega la comune appartenenza all’area popolare.  

Difficile stanare un gruppo dirigente forse troppo legato a logiche di cooptazione, poco incline all'organizzazione del consenso, ma abile a destreggiarsi tra i marosi delle correnti dem, quelle che alle politiche si spartiscono i posti in lista. In una cena più o meno riservata, quando ancora il partito s’affannava a cercare un capolista per le regionali, l’ex ministro Andrea Orlando, tra i principali azionisti dell’elezione di Schlein, reduce da un convegno a Palazzo di giustizia, avrebbe detto davanti a Gribaudo e Rossomando che loro due, assieme a Daniele Valle, che fino a qualche giorno prima era in corsa per la candidatura a presidente, avrebbero dovuto comporre la testa di lista. Per dare un segnale di forza e di unità. Non se ne fece nulla e qualche giorno dopo si virò su Mauro Salizzoni.

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