SQUADRA & COMPASSO

Massoni tra purghe, veleni e ricorsi

Rischia di approdare in tribunale la vicenda della contestata elezione del Gran Maestro. Dopo il presunto "golpe" che ha insediato Seminario, il defraudato Taroni non si arrende. Una guerra di grembiuli e cazzuole tra Nord e Sud. Raffica di espulsioni eccellenti

Volano grembiuli come fossero stracci profani. E nel Grande Oriente d’Italia non c’è compasso che riesca a far quadrare il cerchio. Sono trascorsi quasi tre mesi dalle elezioni del nuovo Gran Maestro, successore di Stefano Bisi, senza che la principale obbedienza massonica del Paese sia uscita da una diatriba sull’esito del voto e susseguenti contestate decisioni, di cui non si ricordano precedenti e di cui è impossibile prevedere tempi e modi di una conclusione. Non improbabile che questa avvenga, o comunque trovi un’ulteriore tappa, fuori da Villa Medici del Vascello e dentro un’aula di un tribunale. Tutto lascia, infatti, supporre che vicenda esplosa con la contestazione e successivo ribaltamento dell’esito elettorale non possa risolversi nei vari gradi della giustizia massonica, portando le questioni in guanti bianchi e cappucci di fronte alle toghe. 

Il caso è, a dispetto dell’ambiente, tutt’altro che un segreto. Dalle urne disseminate, da Nord a Sud, in tutte le Logge esce vincitore il ravennate Leo Taroni, fautore di una linea di rinnovamento e rigorosa nella selezioni degli aspiranti, così come nella trasparenza e distanza rispetto ad aree grigie o, peggio, contigue all’illegalità. Lo scarto è assai risicato, una manciata i voti, ma tanto basta o sarebbe bastato per superare Antonio Seminario, calabrese, sostenuto da gran parte dei Liberi Muratori del Sud e, soprattutto dall’uscente Bisi, che da quell’elezione esce come il grande sconfitto, ma non rassegnato. Passa una settimana e nel pieno della notte la Commissione elettorale nazionale finisce il riconteggio, accoglie contestazioni e ribalta il verdetto. Ed è subito golpe. 

Da lì in avanti sarà tutto un incrociar di cazzuole in un duello che lungi dall’essersi concluso, segna pesantemente la tradizionale Gran Loggia di Rimini con più di una delegazione estera che resta a casa lontano dalle italiche beghe e segnando in più di un caso la distanza rispetto a quello che, per molti, è stato un colpo di mano. L’apparente tregua riminese, dura niente, anzi in realtà neppure c’è mai stata. La battaglia continua e mentre tutto il fronte che sostiene Taroni e la tesi del golpe che lo ha spodestato prima ancora che potesse insediarsi guarda al 24 maggio, data in cui dovrà pronunciarsi la Corte Centrale, come a un improbabile Piave, già si prepara a portare tutto sul terreno della giustizia ordinaria. 

Una prospettiva, quella di affidare la questione, al tribunale che parrebbe mettere in allarme l’attuale vertice del Goi, tanto più che nei propositi di coloro che si sentono defraudati dall’esito del voto ci sarebbe il serio proposito di rivolgersi alla Procura della Repubblica di Roma nel caso in cui la decisione della Corte Centrale, già rinviata, non dovesse arrivare nell’ultima data utile, il 24 maggio appunto. Intanto il clima si fa sempre meno fraterno. Secondo quel che trapela dalle Logge “taroniane” e dagli stessi ambienti più vicini a colui che si ritiene defraudato dal maglietto di Gran Maestro, sarebbe in corso una serie di purghe, ovvero di espulsioni di figure importanti del fronte contrario a Seminario che, ad oggi, resta il capo del Grande Oriente d’Italia.

In questi giorni sono stati espulsi almeno in undici, tra i quali il Sovrano del Rito Scozzese Antico ed AccettatoGian Paolo Barbi, poi Tonino Salsone, già presidente del Collegio dei Maestri Venerabili della Lombardia. “Sentenze farsa”, così vengono bollate dal fronte a sostegno di Taroni che rimarca come le decisioni abbiano “decapitato il vertice del Rito Scozzese” e con quella di Barbi siano state “tagliate le teste di altri quattro galantuomini”, mentre la decisione di espellere Salsone ricalchi quella analoga assunta l’anno scorso da Bisi e poi impugnata. Anche in questi casi sono già pronte le carte bollate, mentre nulla di esoterico hanno i possibili scenari che si vanno prefigurando e che potranno dipendere dalla decisione della Corte Centrale o, più ancora, dall’eventuale pronunciamento della giustizia ordinaria.

Un nuovo ribaltamento del voto con l’assegnazione della carica di Gran Maestro a Taroni, s’incrocerebbe con una strategia temporeggiatrice di Seminario, sostenuto da Bisi, in cui sempre secondo  fonti interne al Goi non vedrebbe del tutto estranee questioni come quella della gestione della Fondazione Goi, che amministra un patrimonio immobiliare attorno ai 200 milioni, o ancora intricate vicende di acquisto di immobili in Calabria. Più che squadra e compasso, Fratelli coltelli.