Parlamentarie Pd, gara d’apparato
09:57 Sabato 22 Dicembre 2012 2Fuori corsa il No Tav Plano, l'operaio Boccuzzi e Viotti, esponente del mondo Lgbt. Bagno di sangue tra i renziani: Solo Lepri e la ripescata Fregolent ottengono le firme necessarie. Catizone punta su Fissore. Polemiche su call center e manifesti di Bragantini
Fuori il No Tav, l’operaio e il gay. Alle parlamentarie del Partito democratico vince l’apparato. Anche il presidente della Comunità Montana della Valsusa Sandro Plano, una delle icone del movimento che si batte contro la Torino-Lione non ha ottenuto le sottoscrizioni necessarie. In via Masserano, quartier generale del Pd, sono arrivate 412 firme, ma molte sono state ritenute non valide e così verrà escluso dalla corsa. Fuori gioco anche Antonio Boccuzzi, l’ex dipendente della Thyssen Krupp scampato al rogo del 2007, “invitato” dagli stessi vertici del partito a un passo indietro. Game over anche per Daniele Viotti, presidente di Quore ed espressione del movimento Lgbt, che ottiene solo 128 firme.
In compenso il partito può celebrare l’exploit (di firme) della segretaria provinciale Paola Bragantini che raggiunge quota 500, al pari dell’assessore alla Provincia di Torino Umberto D’Ottavio (il suo collega di giunta Alberto Avetta scivola a un passo dal traguardo con 375 firme) Semaforo verde anche per il cavallo di Piero Fassino, Andrea Giorgis, che raggiunge quota 497, ma che ora dovrà spartirsi il consenso legato alla corrente di Area Democratica con l’ex ministro Cesare Damiano e la deputata uscente Anna Rossomando. Saranno della partita anche il presidente del Consiglio comunale di Settimo Silverio Benedetto, grazie al sostegno di 456 “compagni” della zona Nord di Torino e al pesante appoggio del sindaco Aldo Corgiat, il capogruppo in Sala Rossa Stefano Lo Russo (452), il collega nell’aula torinese Roberto Tricarico (444) e il consigliere regionale Stefano Lepri (414), sostenuto da tutta l’area renziana legata agli ex Dc e soprattutto dal compagno di banco Davide Gariglio. Tra le donne, oltre alla Bragantini raggiungono l’obiettivo solo l’ex assessore di Moncalieri Elena Fissore (480 firme grazie al soccorso giunto dal sindaco di Nichelino Pino Catizone, estromesso all’ultimo momento) e la pinerolese Magda Zanoni (460). Fuori la capogruppo di Palazzo Cisterna Silvia Fregolent (294), la “giovane” Francesca Bonomo (290) la collaboratrice del consigliere regionale Mauro Laus, Maria Grazia Grippo (290), la placidiana Paola Berzano (232), la consigliera comunale di Torino Lucia Centillo (198) e le canavesane Elisabetta Ballurio (96) ed Ellade Giacinta Peller (91). Si erano già ritirate tra gli altri le due candidate renziane Simona Randaccio e Noemi Gallo. Non è da escludere a questo punto un ripescaggio in extremis di alcune donne rimaste fuori, per garantire le quote rosa.
A conti fatti superano il test otto esponenti legati a Pier Luigi Bersani e uno solo (Lepri) che ha sostenuto il sindaco di Firenze Matteo Renzi. Azzerati, dunque, i rottamatori a Torino e nell’hinterland, falcidiati dall’ostracismo del segretario Gianfranco Morgando – che ha imposto l’esclusione di Catizone – e dalle loro divisioni interne, che li hanno ridotti in mille atomi impazziti con la sola rappresentanza Popolare a essere rimasta compatta su un candidato.
In seguito alle rinunce di Boccuzzi, Mimmo Lucà e Giorgio Merlo restano in corsa i deputati Francesca Cilluffo, Stefano Esposito e Anna Rossomando e i senatori Pietro Marcenaro, Mauro Marino e Magda Negri, oltre a Fabrizio Morri, eletto nel 2008 nelle Marche.
Intanto non mancano le polemiche, che rischiano di travolgere la segretaria Paola Bragantini. In una saletta di via Masserano sarebbero stati rinvenuti i suoi manifesti elettorali recapitati ieri al partito assieme alle schede elettorali (e, si dice, con la medesima bolla di consegna da parte del corriere, scatenando sospetti su "chi paga"), mentre un call center starebbe promuovendo le primarie senza dimentica di citare il suo nome. Non è finita: una circolare interna del responsabile organizzazione del Pd, Nico Stumpo, invita i segretari e tutti coloro che hanno un incarico nel partito a fare un passo indietro qualora fossero candidati, ma lei, la Bragantini, sarebbe decisa a resistere.