Il Pd ha perso la speranza

I temi forti che dovrebbero caratterizzare l’azione e i programmi democratici sono lì davanti ai nostri occhi, che aspettano di essere raccolti e trasformati in azione politica. È giunta l’ora di rispondere

Gli avvenimenti che si susseguono a ritmi incalzanti sulla scena politica internazionale e nazionale sono sempre più complessi e complicati rispetto a quelli a cui eravamo abituati. Tutto spinge verso una situazione di rassegnazione allo stato delle cose come se esse non si potessero forzare, trasformare. Anche le forze democratiche e socialiste tendono a giustificare l’impossibilità di proporre una visione alternativa del mondo, dell’Europa e quindi dell’Italia. Ci si propone solo come gestori del quotidiano così com’è e non come soggetti dei grandi cambiamenti che sarebbero necessari.

Il Pd renziano si convince che la riforma istituzionale sia entusiasmante mentre non entusiasma affatto. Il premier come mi ha confessato un membro del governo, continua a parlare come faceva prima di entrare nel palazzo anche oggi che il palazzo lo abita e lo possiede. Eppure i temi forti che dovrebbero caratterizzare l’azione e i programmi democratici sono lì davanti ai nostri occhi, che aspettano di essere raccolti e trasformati in azione politica. Alcuni, quasi ogni settimana ce li ricorda il Papa.

Diversi, come usavano ripeterci a scuola, sono grossi come una casa. La questione ambientale, quella del divario nord sud, quella irrisolta e tragica dei rapporti tra paesi ricchi e poveri del mondo, la questione dello strapotere della finanza, la questione del lavoro e dei diritti, quella del futuro dell’Europa. E allora perché non abbiamo il coraggio di riportarli al centro della nostra azione, per riconquistare l’entusiasmo dei giovani e di chi chiede un mondo diverso più giusto e umano? In cui non sia solo il profitto e lo sfruttamento a dominare la politica. È giunta l’ora di rispondere, altrimenti al di là del bel nome, il Pd non potrà più essere il partito della speranza. 

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