Al governo serve discontinuità

Con il discorso di Zingaretti si è concluso il conclave del Pd. Il segretario dem ha riproposto la centralità dell’alleanza con il M5s e respinto l’accusa di subalternità che gli è stata rivolta da un pezzo del gruppo dirigente indicando i temi della nuova agenda di governo: rivoluzione verde intesa come leva di un nuovo sviluppo; un’Italia semplice senza burocrazia; parità salariale uomo-donna ed equilibrio nord-sud; un aumento della spesa per l’educazione e un piano per la salute e l’assistenza. Temi centrali e qualificanti per una forza di sinistra e che devono essere trasformati in coerenti scelte di governo.

Saranno questi i problemi che il Pd porrà durante la verifica di governo che Conte convocherà dopo le elezioni regionali a conferma di come questa scadenza elettorale rappresenti uno snodo fondamentale. L’obiettivo è far diventare strategica l’alleanza con i 5 Stelle, proposta che molti esponenti di questo partito hanno già respinto al mittente. Ancora ieri gli esponenti di questo partito hanno ribadito una politica delle alleanze che guarda indistintamente a destra e a sinistra.

Nel confronto interno ha tenuto banco la polemica sulla discontinuità e sulla presunta subalternità del Pd al M5s, accusa che sia Franceschini che il segretario dem hanno respinto energicamente.

Su questo punto sarebbe stato più giusto fare un discorso di verità, ammettendo difficoltà e problemi, anziché negarne l’esistenza. Perché è vero che all’interno dell’attuale compagine di governo il Pd e, io aggiungo, Leu siano gli unici a dar prova di responsabilità, diversamente da Italia Viva che continua a fare sia il partito di governo che quello dell’opposizione. Così come è giusto sostenere che il governo Conte bis abbia cambiato il nostro rapporto con l’Unione e in poco tempo ha costruito una legge di bilancio che ha evitato 23 mld di nuove tasse.

Ma negare che su una serie di problemi l’opposizione del M5s abbia sinora impedito di cambiare le politiche sbagliate del governo precedente è un errore. I decreti-sicurezza sono stati approvati dalla maggioranza precedente, quindi anche dal M5s (con il sostegno di Conte) e la resistenza a metterli in discussione nasce da loro. Se si ritiene che quelle politiche siano sbagliate e producano una minore sicurezza e nuove ingiustizie vanno abrogate e sostituite con politiche nuove e questo non deve valere solo per i decreti Salvini. Non si vuole chiamarla discontinuità? La si chiami Mario purché lo si faccia.

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