La lezione dell'Emilia-Romagna

Le elezioni emiliane cosa ci insegnano? Prima di tutto ci insegnano che i partiti tradizionali senza il supporto delle società civile (vedi Sardine) non avrebbero vinto le elezioni. Gran parte delle gente esasperata dall’inerzia delle classe politica ha scelto di votare per i sovranisti, in questo caso la Lega. I vincitori di queste elezioni devono tenere a mente che, piaccia o non piaccia hanno vinto con poco distacco. Questo cosa vuole dire? Vuole dire che è giunta l’ora per il governo e chi lo appoggia di affrontare i veri problemi del paese, dalla burocrazia e burocrati, alle tasse, la sicurezza, la scuola, i giovani e le famiglie.

Non si pensi di vincere le elezioni senza ascoltare quelli che hanno votato a sfavore, sarebbe un grave errore. Non si pensi che il problema sia Salvini, il problema sono le maratone elettorali che si susseguono da moltissimi anni e i problemi irrisolti di una politica sorda e indifferente verso le incertezze di quella parte del paese che paga sulla sua pelle l’arroganza e il menefreghismo. Domani è un altro giorno, chi ha vinto dovrà dimostrare di avere gli attributi per sconfiggere i burocrati di palazzo, capaci di frenare l’emorragia delle aziende che delocalizzano, creare lavoro per i giovani recuperando i valori perduti, alleggerire i tributi ai disperanti con la partita Iva. Se queste vittorie serviranno soltanto a mantenere le poltrone, continuando a proporre infinite campagne elettorali, allora l’esasperazione e la sottocultura latente seppellirà per sempre ogni forma di speranza in questo paese di gratificati del voto. 

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