Rimborsopoli senza fine

Egregio direttore,
ho letto che con il deposito delle motivazioni la Cassazione ha ordinato un nuovo processo di appello ritornando sulla annosa questione delle cosiddette “mutande verdi” ( che poi non erano tali) e del processo che ha riguardato l’ex presidente della Regione Roberto Cota. A questo proposito, vorrei fare alcune brevi riflessioni, da cittadino.

Non ricordo che Cota sia mai stato un politico chiacchierato e la vicenda dell’utilizzo dei fondi dei gruppi consiliari è paradossale. Non conosco gli atti nel dettaglio, ma si parla di piccoli importi che riguardavano anche le spese di ristorazione dei collaboratori. Non penso che un presidente di una delle più importanti Regioni si mettesse a controllare i rimborsi e, se è stato fatto qualche errore non commesso da lui (a pensar male forse utilizzato politicamente per metterlo in difficoltà, dai suoi medesimi “amici” leghisti), l’importante è che le somme siano state restituite. Mi risulta che il presidente Cota lo abbia fatto per un importo di molto superiore a quello contestato.

In questo triste momento di pandemia, con la dilagante crisi economica, con l’ente Inps inadeguato a gestire le Cigs e con tutto quello che si sente in giro: intrallazzi, affari oscuri, conflitti di interesse, giochi di potere nel Csm, etc., il problema può essere uno scontrino da 35 euro o il rimborso dei caffè? E al di là di un corretto concetto di “spesa contenibile”, quando apprendo da organi di stampa che per l’acquisto delle forniture di mascherine, diverse Regioni (Lazio ed altre), hanno sborsato milioni di euro senza ricevere alcuna fornitura o certezze dei rimborsi, mi viene proprio da ridere. Nel caso del presidente Cota Inoltre, abbiamo a che fare, cosa più unica che rara, con un uomo che ha lasciato la politica e vive del proprio lavoro. Non percepisce pensioni d’oro e non ha incarichi di sottogoverno. Sono quasi dieci anni che questo processo va avanti: assoluzioni, condanne, annullamenti. Penso che questa storia, e lo affermo da cittadino indignato, debba finire. La ringrazio per l’attenzione.

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