Tesi discutibili sul Green Pass

Il 7 ottobre 2021, presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato, si è tenuta una audizione del prof. Marco Cosentino, docente ordinario presso l’Università degli Studi dell’Insubria (università statale italiana fondata nel 1998 a Varese con sede nelle città di Varese e Como). Il deputato della Lega Claudio Borghi, in un tweet, ha commentato: “L'audizione del professor Cosentino oggi in Senato è da ascoltare con attenzione. Il green pass non ha alcun fondamento di protezione dal contagio. Meno che mai sul lavoro”. Il professore ha esposto le ragioni per le quali lo studio dell’Università di Oxford, da lui presentata durante l’audizione, è bello, interessante, condotto da ricercatori estremamente qualificati e basato su dati pubblici del Servizio sanitario inglese.

Con il supporto di una slide il professore ha spiegato che il green pass si fonda sugli assunti che la non contagiosità sia garantita dalla vaccinazione, dalla guarigione o dall’esito negativo di un tampone. Ha quindi affermato che il primo assunto (vaccinazione) è falso, il secondo assunto (guarigione) non è documentato e solo il terzo assunto (tampone con esito negativo) è vero. Su una seconda slide il professore ha evidenziato i seguenti indiscussi risultati: 1) la vaccinazione riduce la contagiosità del 36-65% per non più di 2/3 mesi; 2) l’80% dei contagi si verifica in ambiente domestico e solo il 20% in luoghi pubblici; 3) i positivi asintomatici, vaccinati o meno, sono contagiosi tanto quanto i vaccinati nei primi 2/3 mesi. Ha tratto quindi le conclusioni affermando che l’assunto principale su cui si regge il Green Pass, cioè che i vaccinati non possano contagiare, è infondato e che salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, così come a scuola, in università, sui mezzi di trasporto e in qualsiasi altro luogo, sono tutelate e promosse favorendo l’accesso ai tamponi, che, per la verifica della negatività in soggetti in apparente salute, garantiscono le migliori prestazioni.

In realtà che il Green Pass si basi sull’assunto che i vaccinati non possano contagiare, non mi risulta che alcun “riconosciuto” ambiente scientifico lo abbia mai affermato. Quello che invece risulta certo (e lo si vede anche nello studio preprint dello Spallanzani) è che chi è vaccinato ha molte meno probabilità di essere ospedalizzato o di finire in terapia intensiva, o, peggio, di morire. Il Green Pass è un sistema di indirizzo politico finalizzato a “convincere” quei 5 milioni di over 50 ancora refrattari al vaccino a vaccinarsi.

Il prof. Cosentino inoltre, nel corso dell’audizione in Senato, pur riportando buona parte dello studio della Università di Oxford, ha omesso di dire che lo studio, per come è impostato, analizza solo l’impatto della vaccinazione sulle “breakthrough infections”, ovvero su quei casi in cui si è registrata una positività pur essendo stati vaccinati, ed inoltre non ha riportato le conclusioni, che dicono: “The Delta variant has spread globally and caused resurgences of infection even in the setting of high vaccination coverage. Increased onward transmission from individuals who become infected despite vaccination is an important reason for its spread. Booster vaccination campaigns being considered and implemented are likely to help control transmission as well as preventing infections” (traduzione: la variante Delta si è diffusa a livello globale e ha provocato recidive di infezione anche in un contesto di elevata copertura vaccinale. L’aumento della trasmissione da individui che si infettano nonostante la vaccinazione è un motivo importante per la sua diffusione. Le campagne di vaccinazione di richiamo che vengono prese in considerazione e attuate sono un aiuto per controllare la trasmissione (del virus) e per prevenire le infezioni).

Può essere utile analizzare i dati prodotti dall’Istituto Superiore di Sanità il 6 ottobre 2021 e riferite al periodo 27 agosto 2021-26 settembre 2021. Ospedalizzazioni: non vaccinati 5224, vaccinati 2268. Ricoveri in terapia intensiva: non vaccinati 604, vaccinati 173. Allora che dire del nostro Senato se non che quando “va bene” aumenta nella popolazione l’aporia (termine traducibile dal greco come “incertezza” o “dubbio”, usato nella filosofia greca per descrivere l'impossibilità di dare una risposta a un problema in quanto qualunque soluzione prospettata per una questione sembra ugualmente valida). Invece di avere un unico relatore, non sarebbe stato meglio, seguendo il metodo di Hegel (tesi, antitesi e sintesi), invitare in audizione due studiosi con opinioni diverse (tesi ed antitesi), ma di pari comprovato livello accademico, lasciando ai senatori trarre l’opportuna sintesi?

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