Combattere povertà e declino

Caro Direttore,
da alcuni giorni le pagine della cronaca locale dei giornali sono dedicate alla metà della città che sta male, secondo la riflessione che nel 2012 fece l’Arcivescovo Nosiglia. Prima la testimonianza del direttore della Caritas sull’aumento delle richieste di chi chiede aiuto per mangiare (solo la Caritas della Madonna della Pace ogni mese fornisce 83-85 quintali di generi alimentari), poi l’indagine sui clochard, raddoppiati negli ultimi anni, infine lo spazio concesso alla denuncia della consigliera di maggioranza Apollonio che lamenta con forza l’inattività della Giunta Lo Russo sull’argomento. Non aver capito che la minore crescita economica, ormai venticinquennale, di Torino avrebbe provocato dolore, sofferenze nella parte più debole della città è una colpa grave delle ultime amministrazioni, in particolare delle giunte di sinistra e di chi le ha appoggiate in questi ultimi decenni. È evidentemente diminuita la sensibilità sociale della sinistra al cachemire e di quella parte dei cattolici impegnati in politica che li ha appoggiati. Eppure la sensibilità umana e sociale, cioè il sentire come proprie le difficoltà di chi non ha lavoro o di chi ha un lavoro precario, è la precondizione della sensibilità politica.

Così si è scambiato l’effetto per la causa.

Quando sento politici che si agitano la paura contro il populismo e non capiscono che il populismo cresce per la incapacità di chi governa a capire e a dare risposte ai problemi sociali, mi cadono le braccia. Se negli ultimi dieci anni il benessere fosse cresciuto i partiti o i gruppi che agitano di più le difficoltà sociali, anche se con proposte non adeguate, non sarebbe cresciuto così tanto. A Conte che ha governato per 54 mesi e che oggi fa l’agit-prop dico che con lui al governo la povertà è aumentata e hanno chiuso molte piccole aziende commerciali e artigianali.

Ecco perché aveva ragione Mons. Nosiglia nella omelia del 2012: la metà della città che sta bene (tra cui anche i politici del centrosinistra) non si accorge della metà della città che sta male. Ma i cattolici che appoggiavano la Giunta Fassino si girarono dall’altra parte mentre alcuni ex comunisti risposero stizziti. In questi anni quante paginate sulla Torino che piace agli attori, ai giocatori di tennis o di calcio mentre si sottovalutavano i problemi delle periferie povere e insicure? Le amministrazioni che non hanno voluto ascoltare il messaggio di Mons. Nosiglia oggi ricevono la denuncia sull’aumento della distanza tra ricchi e poveri dal nuovo Arcivescovo Repole. Purtroppo, i giornali e la politica sovente la fanno i garantiti, cioè coloro che avendo contratti a tempo indeterminato, in questi vent’anni non hanno sentito alcun effetto della crisi del 2008, dei lockdown di Conte e della guerra.

Se lo scorso anno a Torino, complice la bassissima affluenza al voto di quelli che stanno male, lo zoccolo duro della città che vuole far festa (così il 2 novembre 2021 ancora Mons. Nosiglia) ha consentito la vittoria della sinistra colpevole del declino causato e non visto, a settembre, nel voto politico anticipato, il Pd, malgrado l’occupazione del 75% delle cariche pubblichi, ha preso poco più di un terzo dei voti che prendevano Dc e Pci messi insieme.

Gli ultimi dati confermano che Torino continua a crescere meno della media nazionale e che l’industria, data per decotta negli anni ’90, vale ancora il 24% del Pil torinese. In questi giorni abbiamo saputo dal Sole 24 ore che il valore aggiunto del turismo è ancora molto ma molto più basso del valore aggiunto dell’industria, così come l’economista Beppe Russo ha spiegato che ad aver inciso maggiormente nel declino è stata la netta diminuzione degli investimenti pubblici e privati. Ecco perché per uscire dal declino sarà importante difendere l’industria che c’è, a partire dall’automotive, accelerare gli investimenti della Tav, della Linea 2 della Metro e della Tangenziale, ma sarà importante aumentare il Piano di riqualificazione delle periferie non solo abbellendo le piazze o i giardini ma anche i vecchi condomini, oltre ad accelerare gli investimenti ospedalieri dalla Città della Salute al nuovo Ospedale della Zona Nord. Così come sarà importante far decollare il Centro per l’Intelligenza artificiale e spingere sull’aerostazione.

Aggiungo una considerazione. Uno dei punti fondamentali del rilancio di Torino è quello di ritornare ad essere attrattivi di investimenti diretti dall’estero. Il sindaco perché non chiede a John Elkan cosa deve fare Torino per riuscire ad attrarre una parte dei 6 miliardi dei fondi che Exor (la finanziaria della famiglia Agnelli) ha in pancia per investire in nuove attività?

Nel frattempo, mentre ai pensionati sta arrivando qualche soldo in più dalla rivalutazione all’aumento della pensione minima, a Natale chi può dia un contributo alle raccolte di generi alimentari che tante parrocchie e associazioni stanno organizzando, come facciamo noi di Sì Lavoro sabato 17 e domenica 18 dicembre quando raccoglieremo in piazza Savoia generi alimentari e panettoni che consegneremo alla Caritas della Pace e al Sermig. Perché la politica, o chi ha deciso di non vivere solo per sé stesso ma anche per la Comunità in cui vive, dovrebbe sempre lavorare su due piani, da un lato fare le cose che servono per il futuro e dall’altro lato dare risposte ai problemi di sussistenza oggi.

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