Case green, serve pragmatismo

Poteva essere un punto di partenza, all’indomani della sospensiva del voto sullo stop alla produzione dei veicoli con motori endotermici dal 2035, per richiedere un’ulteriore sospensiva sulla cosiddetta direttiva europea case green ma la giornata di ieri segna un punto a favore di quell’ortodossia ambientalista che nulla apporta in termini di efficientamento reale al sistema immobiliare europeo.

La direttiva Ue sulle case green in questione prevede un graduale miglioramento dell’efficienza energetica degli immobili. In particolare, prevede una classe energetica obbligatoria minima per gli edifici residenziali pari alla E nel 2030 e alla D nel 2033. E secondo le stime Enea, 11 milioni di abitazioni sarebbero in classe energetica inferiore alla D. Sebbene per “indorare la pillola” decisionale, i gruppi politici dei Popolari, Socialisti, Liberali, Verdi e Sinistra hanno raggiunto in Parlamento un compromesso, inserendo nel testo la possibilità per i Paesi membri di valutare diversi fattori come i prezzi delle materie prime troppo elevati, l’impossibilità tecnica di realizzare gli interventi e la scarsa disponibilità di manodopera qualificata e l’effettivo stato socio economico di molti proprietari di dette abitazioni che dovrebbero essere soggette a riqualificazione energetica, non deve sfuggire che le stime di Oice (associazione di categoria, aderente a Confindustria, che rappresenta le organizzazioni italiane di ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica) calcola un costo medio tra 40 e 55 mila euro per interventi di efficienza energetica e antisismici su un appartamento in condominio.

Fortunatamente il percorso sarà ancora lungo e il testo della direttiva potrà e mi permetto di affermare dovrà subire modifiche rispetto a quelle già registrate prima di diventare definitivo. In Italia su tale direttiva rimangono molteplici le perplessità e i timori sulle possibili conseguenze del provvedimento, visto che alla luce dei dati analizzati emerge che adeguare quasi il 60% del patrimonio immobiliare italiano in un arco temporale così breve richiederà uno sforzo economico molto elevato in tempi così ristretti, senza dimenticare che non sembrerebbe neppure paritaria la classificazione tra stati membri ovvero una classe G ha gli stessi indici in tutta Europa o ci sono valutazioni differenti da stato a stato?

Bollarla come un euro follia potrebbe sembrare troppo duro ma ribadisco che vi sono ancora degli step intermedi su cui intervenire. Questi ad esempio due step importanti, luglio 2023: approvazione della direttiva per l’estate del 2023 (successivamente il recepimento da parte dei Paesi membri); luglio 2025: in caso di approvazione nel mese di luglio 2023, il recepimento della direttiva da parte dei Paesi membri dovrebbe arrivare per l’estate 2025. Non dimenticando che: dal momento dell’approvazione finale della direttiva, attesa entro l’estate, gli Stati membri dovranno adeguarsi: entro il 1° gennaio 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno raggiungere almeno la classe energetica E; entro il 2033 la classe D per arrivare nel 2050 a zero emissioni.

Si badi il nostro movimento politico non è contrario ad un efficientamento energetico ed alla tutela dell’ambiente e tutti ne condividiamo gli obiettivi, certo non ne condividiamo il percorso per attuali con una soluzione di tempo ristretto e modi che riteniamo inaccettabili. La nostra battaglia continuerà in tutte le sedi istituzionali, portando avanti il nostro convincimento che ci contraddistingue ovvero sì alla difesa dell’ambiente ma con pragmatismo, senza dover giocoforza rischiare la stabilità socio-economica di migliaia di famiglie italiane.

*Gian Carlo Locarni, responsabile ambiente Lega Salvini Piemonte

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