Sulle mafie non si scherza

Il “pizzo” banalizzato a metafora. La criminalità organizzata, l’anti-Stato per eccellenza, il sistema parassitario che vampirizza con violenza le energie migliori della società, il futuro dei nostri figli, paragonato allo Stato. Che la stessa premier in questo momento rappresenta.

Ai nastri di partenza dei cantieri Pnrr la mafia, la ‘ndrangheta, le organizzazioni criminali che si annidano e proliferano negli interstizi molli dell’amministrazione pubblica, sono pronte a giocarsi la partita economica più importante degli ultimi anni.

Non posso esserci tentennamenti da parte dello Stato, perché le forze democratiche devono stare tutte dalla stessa parte, quella della legalità, o democratiche non sono. Sulle mafie non si scherza, a meno che non voglia strizzare loro l’occhio.

Se la premier ritiene che le tasse siano troppo alte le abbassi, dipende da lei, la hanno votata per questo. Poi dica ai cittadini quali servizi taglierà, sia trasparente. Perché è nel torbido che questo cancro della nostra repubblica si ingrassa.

Ci sono voluti decenni e una scia ininterrotta di sangue perché lo Stato democratico trovasse gli strumenti per dire ai cittadini “ribellatevi al pizzo che noi ci siamo e vi difenderemo”. Strumenti ancora fortemente imperfetti come dimostrano le vicende di Mauro Esposito e Pino Masciari, giusto per restare in Piemonte.

Paragonare la ribellione dal pizzo all’evasione fiscale è un calcio in faccia a tutte le vittime innocenti della mafia, ai caduti delle Forze dell’Ordine, che abbiamo ricordato e celebrato proprio in questi giorni, con i rappresentanti del partito della premier rigorosamente in prima fila.

Dovremmo indignarci tutti di fronte e un’affermazione che non può essere derubricata a battuta infelice. Perché sulle mafie non c’è proprio niente che possa far ridere o anche solo sorridere.

Lo dica la premier stessa, lo dica forte e chiaro che non esiste niente di paragonabile al pizzo, che il pizzo non si paga e le tasse si, che lo Stato la mafia la combatte e non ci possono essere paragoni che tengano.

C’è un confine netto e invalicabile: da una parte ci sono libertà, democrazia, sviluppo, dall’altra violenza, povertà, dolore.

Chi governa deve avere la dignità di dire da che parte sta.

*Nadia Continelli, capogruppo Pd Comune di Torino

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