La libertà, sulla carta

Viva la libertà, quella vera non quella abusata. Viva la libertà, quella dei lavoratori di unirsi a tutela dei propri diritti. Viva la libertà costituzionale degli artt. 18/39. Dice: a chi parli? A mia figlia “nata libera” e che mi auguro continui a vivere libera, ribelle e anticonformista. Dice: ma noi è dal 1945 che abbiamo tutte queste libertà! Per l’amor del Cielo, non mi sono spiegato! Le abbiamo sulla carta ma non più nella pratica. Abolizione per volere dei sindacati (sic!) dei pochi Consigli di gestione esistenti ed eliminazione dell’Istituto della Commissione Interna liberamente eletta ed unitaria hanno affossato ogni speranza di sindacalismo libero e democratico.

Dal martire socialista Bruno Buozzi al cattolico Achille Grandi e da tanti altri vengono i più fulgidi esempi di conquista delle libertà sindacali che io ho memorizzato attraverso la narrazione orale di un ex operaio tessile valsesiano il quale, prima di lasciare a Bruno Storti la guida della Cisl per entrare nella compagine governativa, mi ha “iniziato” alla vita sindacale in difesa delle libertà democratiche dei lavoratori e mi ha dato la forza di reagire a chi voleva farmi fare il cambio tessera da Cisl a Lld. Del suo prezioso insegnamento mi è rimasto ben radicato il principio secondo il quale solo e soltanto i lavoratori devono occuparsi della loro libera organizzazione senza contaminazioni esterne ed in piena libertà di azione nell’ambito delle regole democratiche di raccolta del consenso statutarie adottate. Rifiutava il riconoscimento giuridico non per partito preso ma solo per il timore di contaminazioni esterne, di qualsivoglia estrazione, sociologica, filosofica o quant’altro, tutte legittime ma interessate. (To be continued, se non ti sei annoiata troppo)

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