Fassino vende casa. A se stesso
10:34 Domenica 08 Dicembre 2013 10Il sindaco di Torino cede il fabbricato di via Riberi, prospiciente la Mole, già al centro di polemiche, alla Cassa Depositi e Prestiti, dove siede nel cda. Caso esemplare di privatizzazione casareccia, con i soldi dei risparmi postali
Il Comune di Torino vende alla Cassa depositi e prestiti un basso fabbricato in Via Riberi 6 (angolo Via Gaudenzio Ferrari), adiacente alla Mole Antonelliana. Fa, cioè, una privatizzazione casereccia. Tutta l’operazione si sviluppa in casa pubblica. Un soggetto pubblico (il Comune) cede ad un altro soggetto pubblico (la Cassa depositi e prestiti) un bene pubblico. L’acquirente (la Cassa depositi e prestiti) paga l’acquisto con denaro pubblico e, guarda caso nel suo cda è da poco entrato il sindaco Piero Fassino. Caso eclatante di cortocircuito di interessi, una partita di giro tra soggetti pubblici, come spiega nell’odierno column l’economista Carlo Manacorda.
L’immobile è noto alle cronache. Si tratta dello stesso stabile che circa due anni fa (luglio 2011), alcuni costruttori privati – che nel 2008 l’avevano comperato dal Comune in un’asta pubblica – stavano per trasformarlo in un immobile/mostro di sette piani. Il Comune aveva benedetto il progetto, approvando addirittura una variante urbanistica ad hoc. La protesta dei cittadini attraverso il “Comitato Salva Mole”, i pareri contrari della Soprintendenza ai beni architettonici e, addirittura, i suggerimenti di due suoi predecessori: Novelli e Castellani, costrinsero Fassino – frattanto diventato sindaco di Torino dopo Sergio Chiamparino –,a bloccare il progetto. La sua realizzazione avrebbe deturpato, per sempre, l’immagine del simbolo di Torino. La querelle edilizia fu, dunque, superata, e dell’immobile di Via Riberi non si sentì più parlare. Ora ricompare nel supermercato delle vendite comunali torinesi.
Ma vi sono perplessità, oltre che sul soggetto acquirente, pure sulle procedure. In base alle norme vigenti in materia di contratti delle amministrazioni pubbliche, per la vendita di un bene pubblico si procede attraverso una gara pubblica per raccogliere l’offerta economicamente più conveniente. L’offerta proviene da operatori del mercato, che agiscono in maniera competitiva. La vendita del Comune di Torino è fatta direttamente ad un soggetto già individuato. Qualcuno (non si sa chi) ha stabilito un prezzo. Quello è, indipendentemente dal fatto che sia o non sia il più conveniente.