Pd, afa e Procura congelano Morri
Oscar Serra 17:35 Mercoledì 22 Luglio 2015 1Il segretario di Torino resiste con il beneplacito di tutte le correnti. Otterrà dalla direzione provinciale il mandato a proseguire. Non c'è tempo per i rimpasti e poi meglio evitare divisioni mentre incombono i rinvii a giudizio per le firme false
La quiete prima della tempesta. Ritrova, almeno nelle intenzioni, un minimo di compattezza anche il Pd di Torino, alla viglia dei rinvii a giudizio nell'inchiesta sulle firme false attesi a ore, comunque entro la fine della settimana. Un incontro tra il segretario Fabrizio Morri - affiancato dal suo numero due Daniele Valle e dal responsabile Enti locali Mimmo Carretta – e le minoranze è servito per tracciare la road map da qui all’autunno. Molto probabilmente nella direzione di domani il passaggio delle dimissioni del segretario sarà sfumato, si punterà piuttosto a una generica fiducia, sulla base di una serie di impegni che Morri ha deciso di assumere e che formalizzerà attraverso un ordine del giorno ad hoc. Due le formule che si stanno studiando al momento: dimissioni lampo e nuovo mandato durante la stessa direzione o una disponibilità al passo indietro del segretario da farsi respingere con la promessa di aprire una nuova fase dopo la pausa estiva.
Tra le 13 e le 13,30 hanno varcato il cancello di via Masserano Alessandro Altamura, Aldo Corgiat, Sergio Bisacca, Pino Sammartano e Fabio Cassetta: questa la delegazione dell’ala sinistra del Pd, in rappresentanza di due delle tre mozioni sconfitte al congresso (l’altra era quella di Matteo Franceschini Beghini, che aveva aggregato il gruppo dei civatiani). Troppo rischioso attendere le decisioni della Procura di Torino con un partito che si barcamena tra spartizioni e discussioni intestine, con la festa da organizzare e la conferenza programmatica di ottobre che dovrà lanciare di fatto la corsa alle amministrative del prossimo anno, quando in palio c’è Torino. Una tesi sulla quale ieri Morri aveva ottenuto un ampio consenso anche da parte della sua segreteria e persino i Giovani Turchi, tramite Carlo Chiama, Andrea Benedino e Claudio Cerrato, hanno fatto sapere di non voler mettere i bastoni tra le ruote. Evidentemente l'obiettivo era il leader regionale Davide Gariglio, peraltro unico non diessino dello stato maggiore del partito, a cui come noto è stato imposto come "atto di contrizione" le dimissioni e il rinnovo della fiducia.
Da parte di tutti la disponibilità a entrare in una segreteria unitaria, capace di ricompattare il partito dopo i veleni del congresso di due anni fa. «Domani apriamo la fase 2 del partito» annuncia Morri. Sulla direzione incombono i rinvii a giudizio che dalla Procura stanno per essere spiccati: nel registro degli indagati al momento ci sono anche due membri della segreteria provinciale, Nadia Conticelli e Tina Pepe. Erano loro le convitate di pietra negli incontri che si sono svolti in questi giorni ed è evidente che qualora i giudici dovessero spedirle a processo sarebbero le prime a saltare (peraltro già non partecipano più alle riunioni della segreteria). «Abbiamo posto al centro la trasparenza nelle procedure di tesseramento e le rappresentanze territoriali» dice Corgiat, mentre Altamura, nel doppio ruolo di referente di Area Riformista e presidente dell'assemblea, ha messo l’accento sulla necessità di un cambio di passo in grado di coinvolgere quel 50 per cento di partito che oggi non è rappresentato in segreteria.
Una discussione che inizierà domani in direzione (convocata alle 17,30 al Pacific Hotel Fortino per evitare la sauna di via Masserano) e si svilupperà durante la festa democratica. Al vaglio la proposta, lanciata da Corgiat, di chiudere la kermesse di piazza d'Armi con un'assemblea di tutti gli iscritti che dia il via alla nuova fase.