SALOTTI & TINELLI

Compagnia, tensioni sulla governance

Il presidente designato Profumo e l'uscente Remmert incontrano a tu per tu i nuovi 12 consiglieri della fondazione San Paolo. Sul tavolo due questioni spinose: la cooptazione di 5 membri e la nomina di 2 esterni nel Comitato. Ma Genova batte i pugni

Il primo passo del futuro presidente della Compagnia di San Paolo è conoscere i suoi compagni della nuova avventura – dopo quella di Iren, lasciata con qualche rimpianto - cui è stato chiamato da Piero Fassino. Una fitta agenda di incontri avviati oggi e destinata a completarsi entro lunedì con i 12 componenti del Consiglio di indirizzo designati sui 17 previsti. Tutti faccia a faccia, con la presenza in veste di traghettatore dell’uscente Luca Remmert. Un gesto di cortesia unito alla necessità di un primo approccio, sia pure un po’ informale, e alla volontà da parte del prossimo inquilino di corso Vittorio Emanuele di illustrare, almeno a grandi linee, le strategie che ha in serbo. Fin qui l’ufficialità. Ancor più interessante risulta, invece, l’aspetto più sostanziale che coincide con la necessità più impellente che ha Profumo: preparare il terreno, il più possibile sgombro da ogni ostacolo, e trovare la non facile condivisione di tutti i dodici su quello che appare un punto irrinunciabile: la nomina di due esterni (ovvero scelti al di fuori del consiglio) da aggiungere ai tre (compreso lo stesso presidente, la sua vice Licia Mattioli Annamaria Poggi la professoressa espressione di Comunione e Liberazione, indicata dalla Regione) per comporre il potente e strategico comitato di gestione. Una volontà che si è però già scontrata non solo (e non tanto) con le aspettative di alcuni, quanto (soprattutto) con la pervicace resistenza della componente genovese, per nulla disposta a rinunciare al posto nell’esecutivo.

 

Lo statuto concede la facoltà di attingere dall’esterno per la composizione di quello che si potrebbe definire il cda, il board della Compagnia. Opportunità alla quale l’ex ministro, in piena sintonia con il suo mentore e sponsor Fassino, intende ricorrere. I tempi per far digerire questa novità (con qualche precedente nella storia recente della Compagnia, come avvenne a suo tempo per Giuseppina De Santis) sono risicati. La prima convocazione dell’assemblea è fissata per il 9 maggio e per quella data tutti i piani di Profumo devono essere al riparo da polemiche o anche soltanto da non piacevoli segnali di malcontento. Non sarà facile, visto che a conti fatti per gli attuali dodici consiglieri e per i cinque che arriveranno a completare l’organismo spazi di manovra non ne esistono più.


Profumo ha spiegato di volere al suo fianco figure di esperienza e capacità da utilizzare per l’impegnativa operazione che vedrà la fondazione dover delineare strategie e operare scelte per l’impiego delle ingenti risorse che a breve confluiranno nelle casse in virtù della cessione del 4% delle quote che attualmente possiede di Banca Intesa. Una cifra monstre che oscilla dal miliardo e mezzo ai quasi tre. Da qui la necessità di professionisti con un profilo economico-finanziario e una visione strategica per l’impiego e la redditività del mare di denaro destinato ad aggiungersi a quello che già gestisce la Compagnia. Certo, in casa ci sono il segretario generale Piero Gastaldo e la direttrice delle finanze Carla Ferrari, ma i prossimi dossier richiedono un salto di competenze e relazioni.

 

Tra i nomi che ha in mente Profumo pare esserci quello di Alessandro Commito, ingegnere sfornato dal Politecnico di Torino, di cui il neo presidente è stato, come noto, rettore, ma soprattutto esperto di investimenti  finanziari legati all’Ict: master in Business Administration (MBA) presso l’Imperial College Business School di Londra nel 2009, impieghi in FiatAvio e consulenze strategiche. 

print_icon