NUOVA RESISTENZA

Impegno civico contro lo sfascismo

Partiti e politica tradizionale in disarmo difronte all'ordalia populista. Occorre tornare allo "spirito" del '92 e chiamare alla mobilitazione le forze migliori della società. La ricetta di Vanzini, leader dei costruttori di Confartigianato

“Siamo come dopo il ’92, a quello stesso punto. Allora si arrivava da Tangentopoli, oggi assistiamo al disfacimento totale o quasi dei partiti e, in più, con un’onda populista e sovranista che non si sa quanto sarà lunga e come superarla”.

Stefano Vanzini non è un politico, né uno storico: presiede il comparto torinese dei costruttori in seno a Confartigianato. Un settore quello del mattone che “negli ultimi nove anni ha perso 9mila addetti, la metà secca del totale. Hanno chiuso 35mila imprese”, elenca Vanzini che davanti non vede delinearsi la ripresa e fa suoi i timori di molti, alimentati da quella decrescita teorizzata dai Cinquestelle e certo non fugati dal sovranismo issato a bandiera da una Lega.

Lega che, peraltro, proprio nel ceto produttivo della piccola impresa ha il suo zoccolo duro e tradizionale, ma forse non più così solido come la dura presa di posizione degli imprenditori del Nord-Est con la loro protesta verso il decreto dignità ha segnalato con chiarezza.

Le analogie con il ’92 viste attraverso le lenti della politica si incrociano con un’uscita difficoltosa dalla crisi incominciata nel 2009 e, non di meno, con “politiche che certo non agevolano lo sviluppo, sia a livello nazionale e penso alla Tav su cui ancora non è stata assunta una decisione, ma è chiaro l’intendimento di una delle due forze di governo, così come a livello locale”.

Il simbolo di questa visione improntata al frenare ogni cosa, per il rappresentante dei costruttori di Confartigianato ha un nome, un cognome e un ruolo: Guido Montanari, vicesindaco nelle giunta di Chiara Appendino. “Era già il signor no, quando stava nella commissione paesaggistica, da quando è vicesindaco ha ancora accentuato questa posizione, pesante per la città”. Che, per Vanzini, si trova a uno snodo come un quarto di secolo fa.

“Allora la risposta, giusta e che diede ottimi frutti anche in futuro, fu l’idea poi realizzata e vincente di Alleanza per Torino che portò Valentino Castellani a guidare la città. Diedi anch’io il mio piccolo contributo, ma soprattutto visto a cosa portò credo che sia quella la strada da percorrere venticinque anni dopo, ovviamente adeguando tutto ai tempi e alla situazione”. La strada definibile sinteticamente “civica”, il superamento dello stretto modello di partito, insomma quella indicata anche da un esponente democrat, renziano doc, come Davide Ricca, con il quale peraltro Vanzini vanta un’antica amicizia e anche una condivisione sul come cercare di offrire un’alternativa all’offerta populista.

“Le analogie con quell'epoca  sono molte, ma al contrario di quanto avvenne in quel periodo oggi vedo meno disponibilità, senza arrivare all’entusiasmo, in quella società civile che all’epoca diede un contributo notevolissimo di idee e di uomini. Adesso - osserva Vanzini - uno dei problemi è quello di rendere nuovamente attrattiva la politica alla società civile. Di cui tutti si riempiono la bocca, ma poi sono pochi quelli disposti ad impegnarsi. E questo vale sia nel centrosinistra sia nel centrodestra”.

Lui non esclude un suo impegno diretto: “Mi ritengo inadeguato, ma forse farei peggio a non fare nulla”, spiega rimarcando come “Torino è sempre stata all’avanguardia, sempre stato laboratorio” e quindi una ragione in più per “ricominciare guardando al passato non con nostalgia o per replicare qualcosa che non è possibile rifare tal quale venticinque anni dopo, ma per farne un modello adeguabile ai tempi”.

Quelli da qui alle elezioni regionali “sono stretti, forse non basterebbero, ma varrebbe la pena di provarci. Tutt’al più sarebbe comunque un inizio” spiega abbondando in cautela. La stessa che usa per dire che non sa se sarebbe la strada giusta quella di allargare anche a ambienti e figure politicamente opposte al centrosinistra, ma non bocciando a priori l’eventualità visto che “su alcuni temi, come le infrastrutture, lo sviluppo, l’antisovranismo ci sono posizioni nel centrodestra più vicine a quelle del centrosinistra che non a quelle della Lega o del M5s”.

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