REGIONE

"FdI dica se resta in maggioranza",
aut aut di Molinari all'alleato

Sulla modifica della legge sull'azzardo centrodestra a un passo dalla crisi. Per il leader piemontese della Lega la Meloni sta facendo opposizione strumentale in tutte le Regioni dove è al governo. "Non sono nelle condizioni di porre veti". Oggi vertice con Cirio

“Fratelli d’Italia deve chiarirsi le idee sul fatto di continuare o meno a far parte della maggioranza”. La Lega gioca l’all inn nella partita dell’azzardo, dopo che a mettersi di traverso per bloccare l’iter per la nuova legge contro la ludopatia oltre alle opposizioni e a un vasto fronte che va dall’associazionismo ai vescovi passando per il mondo sanitario, è proprio il partito di Giorgia Meloni. Anche Forza Italia ha un atteggiamento molto critico, ma con toni e segnali di apertura che portano il segretario regionale della Lega Riccardo Molinari a tenere i due alleati su piani decisamente separati. Valutazione rafforzata dall’annuncio di FdI di chiedere il voto sulla loro proposta di rimandare il testo in commissione, aprendo nei fatti una crisi all’interno della coalizione che governa il Piemonte. 

Dire che il gioco si fa duro è dire poco, onorevole Molinari. Si immagina vedere votare, per affossare la vostra proposta, Fratelli d’Italia insieme alle opposizioni e magari anche a Forza Italia? Siete circondati?
“Non credo che si arriverà a quel punto, domani (oggi per chi legge, ndr) ci sarà un vertice di maggioranza con i capigruppo e gli assessori competenti convocato dal presidente Cirio. Sono convinto che dopo si proseguirà sulla strada tracciata. Ma una cosa va detta: già un anno fa la proposta di legge era stata ritirata proprio per andare incontro a un accordo con FdI e FI. Da allora nulla è stato fatto”.

Lei dice: di tempo se ne è avuto, prima di arrivare a tentare di azzoppare il vostro testo, come sta cercando di fare il partito di Giorgia Meloni che più di un rumors indicano dietro questo sgambetto.
“Dico anche che FdI in questo momento sta facendo opposizione alle Regioni dove governa. Lo fa in Piemonte sulla proposta di legge sulla ludopatia, lo fa in Lombardia contro il governatore Attilio Fontana, lo fa in altre Regioni. Però gli accordi e i programmi elettorali vanno rispettati”.

Anche Forza Italia ha chiesto di rivedere il testo. Però lei l’indice lo punta contro il partito della Meloni, il vostro alleato avversario arrembante e minaccioso in termini di consensi. Linea più morbida con i berluscones? 
“L’atteggiamento di Forza Italia è diverso: ha posto questioni di merito su cui siamo disponibili a ragionare. Si vogliono mantenere alcune limitazioni sui bar? Siamo disposti a ragionarne. Si vuole dare la potestà ai sindaci sugli orari? parliamone. Insomma, un conto è chi dice: vogliamo migliorare il testo e abbiamo delle idee, un conto è chi dice non vogliamo la legge”.

A non volerla la vostra nuova legge, però sono in tanti e si va oltre le forze politiche di minoranza. Si sono schierati i vescovi, le associazioni di volontariato, addirittura sindaci dei centrodestra e il presidente della commissione Sanità, Alessandro Stecco che è del suo partito ha detto che non la voterà. Andate avanti diritti comunque?
“Stecco ha espresso i suoi dubbi, ma non ha detto che non la vota. Anzi, si è detto ben contento che nel testo siano previsti incentivi per contrastare la ludopatia, che si potrebbero anche aumentare. Sia chiaro: il tema sanitario nessuno lo nega. Detto ciò ogni opzione migliorativa è ben accetta, però delle proteste e delle richieste che arrivano dalle associazioni dei tabaccai, dei baristi e degli altri operatori, già ipercontrollati e ipertassati, non dobbiamo tenerne conto? È questione di giustizia: non si può bastonare retroattivamente un settore”.

È pure vero che questo lo si sapeva al momento dell’approvazione e che sono ormai passati cinque anni. La Lega ha sbagliato a votare, insieme a tutti gli altri, la legge che oggi volete cambiare?
“Ci si è accorti che questa legge non va bene e va cambiata. È una legge sbagliata e la sua modifica era nel programma elettorale di Alberto Cirio. Non c’è un’altra regione in Italia che abbia un distanziometro, sul quale siamo pure d’accordo, che agisca retroattivamente provocando un danno alle imprese che hanno investito in questo settore. Se come centrodestra siamo entrati nel governo Draghi anche per dare voce alle partite Iva, ai commercianti, ai bar, ai ristoranti in difficoltà per la pandemia non si capisce perché in Piemonte poi ci sia qualcuno nel centrodestra che una mano a queste categorie non la vuole dare”.

Chi contesta la vostra tesi cita i risultati positivi sul fronte del contrasto della ludopatia e i dati, a partire da quelli dell’Ires, che non attestano la grave crisi occupazionale che voi ponete come effetto dell’attuale norma.  
“Non è il proibizionismo il modo di combattere la ludopatia. L’effetto di proibire le macchinette è quello di alimentare il gioco su internet o peggio ancora quello illegale”.

Dopo la presa di posizione di FdI, ormai la questione è ancor più spiccatamente politica. Addirittura col voto richiesto per rimandare in Commissione il testo si potrebbe rischiare la crisi. Lei si sente di escluderlo con certezza? Nel frattempo il presidente del consiglio regionale ha convocato l’assemblea per tre sedute consecutive, mostrando una linea dura anche rispetto agli alleati.
“Vediamo come andrà il tavolo convocato dal presidente. Capisco l’esigenza di Fratelli d’Italia di differenziarsi per questioni romane, ma quando si governa insieme c’è una responsabilità di maggioranza. Quindi, dobbiamo innanzitutto chiarire la posizione della maggioranza. Se marcerà compatta, in che modo potrà andare avanti l’iter lo si vedrà in Consiglio. Il punto politico è che dal vertice deve uscire un accordo di maggioranza per portare termine un punto del programma elettorale, specie in un momento difficile come questo”.

E se Fratelli d’Italia resta irremovibile?
“Non è nelle condizioni di mettere veti”.