SANITÀ

La grande fuga dei camici bianchi

Continua ad aumentare l'esodo dei medici dagli ospedali. Piemonte nella scia del trend nazionale. Nell'ultimo anno ad aver lasciato le corsie sono stati 331. Alessandria e Novara le province più colpite. Rivetti (Anaao): "Trovano altrove condizioni migliori"

Ogni anno sono sempre di più i medici che lasciano gli ospedali per lavorare altrove. Non basta l’ambito (forse una volta) posto fisso per tenere i camici bianchi nei nostri nosocomi: un trend evidente in tutta Italia con il Piemonte che non fa eccezione, anzi. Basti pensare che se nel 2021 le cessazioni volontarie sono 331, dieci anni prima furono appena 55. Una proporzione che la dice lunga sul fenomeno in corso che ha osservato una battuta d’arresto solo nel 2020, l’annus horribilis dell’epidemia Covid, nel quale evidentemente ha prevalso in molti la volontà di non lasciare i reparti già messi così tanto sotto pressione dal virus. Ma è durata solo un anno, poi la grande fuga è ripresa in maniera ancor più copiosa. E così si è passati in un solo anno, tra il 20 e il 21, da 260 a 331 cessazioni (+27%). “Alla gestione dei malati Covid, per i medici ospedalieri si è aggiunto il carico della campagna vaccinale e del recupero di drammatiche liste d’attesa. Tutto questo in un contesto che già lamentava pesanti carenze di organico” afferma Chiara Rivetti, segretario generale di Anaao Assomed Piemonte. In sostanza nell’ultimo anno il 4 per cento dei medici ospedalieri piemontesi si è licenziato.

Di questi 331 medici, 35 sono passati alla medicina territoriale, un numero superiore a quello rilevato nei due anni precedenti (22 nel 2020 e 23 nel 2019). Sul totale di questi 35, circa la metà va a fare lo specialista ambulatoriale (17), 4 i medici di famiglia, 9 i pediatri di libera scelta. I restanti 5 scelgono di lavorare nella continuità assistenziale.

Nell’Azienda ospedaliera di Alessandria e all’Asl di Novara le percentuali più elevati di cessazioni (6% rispetto al totale degli ospedalieri attivi). Seguono l’Asl di Asti e del Vco che sfiorano il 6%, e l’Asl di Alessandria e di Biella, che hanno percentuali alte e sovrapponibili. In generale, il polo alessandrino aveva già mostrato elevate fuoriuscite di medici nel 2020. Le Aziende da cui emerge una maggiore fuoriuscita di personale sono situate fuori dell’area metropolitana di Torino.

Nell’anno appena trascorso i medici di medicina interna balzano al primo posto nella classifica di quanti scelgono di abbandonare il Servizio sanitario regionale. Al secondo posto si collocano i medici specializzati in Anestesia e Rianimazione, con valori analoghi a quelli dei due anni precedenti. Al terzo posto i medici di Chirurgia Generale, che mostrano un aumento di cessazioni.

“Cosa cercano i medici che si licenziano? – si chiede Rivetti –. La domanda sarebbe d’obbligo, per chi volesse in qualche modo limitare la fuga, salvare la nave che affonda. Cercano orari più flessibili, maggiore autonomia professionale, minore burocrazia. Cercano un sistema che valorizzi le loro competenze, un lavoro che permetta di dedicare più tempo ai pazienti. Vogliono poter avere una vita privata e non sacrificare la famiglia”. Invece “per la carenza di personale, i turni disagevoli sono in netto incremento, con  weekend quasi tutti occupati da guardie e reperibilità, con difficoltà perfino nel godere delle ferie maturate e straordinari non retribuiti. Il lavoro non solo è diventato sempre più gravoso ma gli operatori sanitari sono costretti quotidianamente ad affrontare rischi crescenti legati ad aggressioni, sia verbali che fisiche, e denunce in sede legale”.

“Il privato – prosegue Rivetti – diventa sempre più attrattivo, anche per la possibilità di un trattamento fiscale agevolato del reddito prodotto. Per la medicina di famiglia o specialistica ambulatoriale si aggiunge il fatto di non prevedere il lavoro notturno e festivo. Nel 2021, la drammatica esperienza di aver gestito le ondate pandemiche senza poi assistere a un concreto investimento nella sanità pubblica, soverchiati da slogan da propaganda, ha definitivamente tolto ogni illusione di cambiamento”. 

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