SANITÀ

Ospedale ai privati, Tortona nell'occhio del ciclone

La gara potrebbe andare deserta. Dubbi sulle cifre del capitolato. Mentre la politica si divide e i sindacati alzano le barricate Icardi tace. Tensione ai vertici della Lega. Il ruolo della deputata Boldi. E l'ex consigliere regionale Monaco "prevede" chi vincerà l'appalto

Un’altra gara che potrebbe andare deserta. È lo spettro che aleggia ai piani alti dell’assessorato regionale alla Sanità appena pochi giorni dopo la pubblicazione della delibera per l’affidamento ai privati di alcuni reparti dell’ospedale di Tortona, mentre sulla decisione assunta dall’Asl di Alessandria infiamma la polemica e gravano pesanti nubi che potrebbero minacciare tempesta.

Dopo le forti prese di posizione contrarie da parte del centrosinistra accompagnate dalla pressante richiesta di chiarimenti indirizzate dal Pd con il consigliere regionale Domenico Ravetti all’assessore Luigi Icardi, addirittura di revoca della delibera invocata dal capogruppo alla Camera di LeU Federico Fornaro e dal capogruppo di LuV a Palazzo Lascaris Marco Grimaldi,  anche i sindacati fanno muro contro la decisione assunta dal direttore dell’azienda sanitaria Luigi Vercellino. La Cgil denuncia “i continui atti tesi a smembrare la sanità pubblica a favore di aziende private”. La Cisl ricorda: “Avevamo già espresso pubblicamente la nostra preoccupazione lo scorso anno. Siamo stati precursori di quanto sta avvenendo” e la Uil parlando di “svilimento dei lavoratori” annuncia di aver chiesto un incontro con il vertice dell’Asl. La principale sigla dei medici ospedalieri, l’Anaao-Assomed chiede a Icardi se “la sanità alessandrina è in (s)vendita”.

Reazioni che certo non lasciano indifferenti i vertici della sanità piemontese, ma erano forse messe nel conto. Una sorpresa, ancor più preoccupante, potrebbe invece arrivare proprio dall’esito della gara europea, insieme a rumori di fondo che giorno dopo giorno crescono attorno a un’operazione che per il centrodestra e in particolare per i notabili della Lega locale avrebbe dovuto essere una bandiera da sventolare, incidentalmente proprio nell’avvio della campagna elettorale e si profila, invece, come un possibile inciampo.

Non è un mistero che nell’agenda del sindaco leghista Federico Chiodi e della deputata, già senatrice, dello stesso partito Rossana Boldi ci fosse una conferenza stampa per annunciare in pompa magna l’operazione caldeggiata da entrambi. Si è dovuto ripiegare in fretta (dopo la notizia della delibera data dallo Spiffero) con un comunicato uscito dal municipio ma che per la forma ha indotto nell’equivoco di attribuirlo all’Asl. E anche questo la dice lunga sulla strettissima compartecipazione tra Comune e azienda sanitaria, arrivando a una sorta di confusione di ruoli, nell’operazione di “privatizzazione” di una parte dell’ospedale. Dettagli, si dirà.

Forse proprio tali potrebbero non esserlo alcuni numeri del capitolato predisposto dall’Asl che a  detta di più di un esperto suscitano qualche perplessità e che potrebbero incidere nella futura gestione privata. Nel valore complessivo dell’appalto della durata di nove anni (il massimo consentito) che somma 49 milioni e mezzo, la redditività del reparto di Recupero e riabilitazione funzionale è indicata in 2 milioni e 400 mila euro l’anno, cifra che risulta quasi il doppio del risultato che si ottiene moltiplicando la quota giornaliera per ogni posto letto (ne sono previsti venti) pari a circa 240 euro per 365 giorni, tenendo conto che in realtà il conto lo si dovrebbe fare su circa il 90% del periodo. Perché valutare 2 milioni e 400mila euro quel che al massimo delle tariffe dovrebbe essere pagato un milione e 700 mila euro? Come si farà a far tornare i conti quando si tratterà di pagare chi si sarà aggiudicato la gara dopo aver presentato l’offerta nello strettissimo lasso di tempo, appena due settimane (perdipiù in pieno agosto), dall’imminente pubblicazione del bando sulla Gazzetta Europea?

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Già, perché se c’è di teme una gara deserta, invece c’è chi addirittura fa il nome della società che “potrebbe” aggiudicarsi l’appalto. “Vedo, prevedo e stravedo nella sfera di cristallo, una tal Villa Esperia vincitrice del bando che, guarda caso, si occupa di riabilitazione in Lombardia”, scrive sibillino sui social Alfredo Monaco, chirurgo all’Asl Torino3, ma anche consigliere regionale di Scelta Civica per Chiamparino nella scorsa legislatura. “Il chiacchiericcio su questa storia da tempo circola nell'alessandrino e non ho idea di come finirà ma il disegno è certo – scrive Monaco – continuare a distruggere la sanità pubblica piemontese per offrirla su un piatto d'argento ai gruppi privati lombardi per un tozzo di pane anzi, no. Pagando profumatamente”.

Ma quali indizi portano Monaco a indicare la clinica di Godiasco, nel Pavese a non molti chilometri da Tortona? Solo il fatto che la struttura del gruppo, di cui è amministratore delegato Giuseppe Croce Bermondi, ha il suo core business proprio nella riabilitazione? Perché è vicina a Tortona, dove lo stesso gruppo ha lo Studio radiologico e polispecialistico Zorini, nel cui staff degli specialisti figura anche il primario di ortopedia dell’ospedale? L’ex consigliere regionale rimanda alla sua sfera di cristallo, ma la sua “previsione” è cosa che inquieta, interroga e, nel contempo, induce naturalmente a usare cautela.

Ombre, dubbi sui numeri, aperte contrarietà, bandiere pronte da sventolare riposte mestamente, c’è tutto ciò e altro ancora attorno a una vicenda che supera la cinta daziaria tortonese, coinvolgendo la politica regionale e andando oltre la semplice diatriba privato sì-privato no. Sarà anche per questo che c’è chi nella ridda di ipotesi, sull’evolversi della situazione, mette anche quella di una possibile revoca da parte dell'Asl diretta da Vercellino della delibera, in vista di una sua revisione. Per scacciare lo spettro della gara deserta, ma anche le nubi che potrebbero preludere a una tempesta.