URNE VIRTUALI

Terzo Polo nella morsa bipolare: Azione a sinistra, Iv a destra

I seguaci di Calenda sensibili alle sirene progressiste, mentre tra i renziani prevale l'anima moderata. Ma in Piemonte, in vista delle regionali del prossimo anno, le differenze sono assai più sfumate e se dipendesse dai colonnelli locali il sostegno a Cirio sarebbe cosa fatta

Non ce li si vede proprio a fare Sandra e Raimondo, inimitabili nell’interpretazione politica del Churchill dei Parioli e del Fonzie di Rignano. Perché dipendesse da loro due il Terzo Polo sarebbe vivo e vegeto, pronto a imboccare una strada senza troppe titubanze di fronte al bivio tra destra e sinistra, magari incominciando proprio dalla regione di entrambi. Ma, pur renzianissima, Silvia Fregolent non è Matteo Renzi ed Enrico Costa, una vita nel centrodestra ma anche ministro proprio nel Governo Renzi (e poi Gentiloni), pur essendone il vice in Azione non è Carlo Calenda.

La distanza tra i due leader continua ad aumentare e nulla può lasciar presagire segnali di riavvicinamento. Ma questo quadro proiettato sul piano nazionale e nei rapporti con il Governo di Giorgia Meloni, così come sullo scenario europeo, non corrisponde sempre a ciò che accade in quelli che la politica definisce territori. Marcando inconsapevolmente o tatticamente una separazione da ciò che si decide ai vertici rispetto alle posizioni degli elettori e dei quadri intermedi. Ancora ieri a Viareggio l’ex ministro ha ribadito la sua linea di terzietà: né con Renzi né con la sinistra: “Il campo largo per me non è mai esistito, non esisterà mai. Renzi non è compatibile col nostro modo di fare politica”.

Così non è affatto detto che il dialogo tra i due parlamentari piemontesi, anni luce lontano dalle schermaglie tra i rispettivi capi, non porti proprio a una posizione sostanzialmente coincidente nella proposta politica agli elettori per le regionali in Piemonte del prossimo anno. Certo non mancano anomalie anche entro i confini piemontesi e, in particolare, nella vasta enclave torinese dove le indicazioni e i posizionamenti sia per quanto riguarda Azione sia per quanto concerne Italia Viva segnano evidenti differenze rispetto al resto della regione. 

Anche per leggere, con ulteriori elementi a disposizione, questa carta della politica su cui muovono proposte e speranze dei due schieramenti dell’ormai fu Terzo Polo, può essere d’aiuto un recente sondaggio che prende in esame proprio le intenzioni di voto, ancor più il posizionamento rispetto ai due poli, dei potenziali elettori di Renzi e di Calenda.

Alla domanda posta dai ricercatori di Bibidimedia su dove il Terzo Polo (presumendone ancora l’esistenza) dovesse posizionarsi nel caso di un ipotetico voto politico, le risposte date, sostanzialmente, confermano una maggiore propensione verso il centrosinistra per gli elettori di Calenda e per il centrodestra per quelli di Renzi. Da Azione arriva l’indicazione a favore del campo largo Pd-Cinquestelle da parte del 65% contro il 36% del fronte renziano, per contro se soltanto il 23% dei calendiani vede come prospettiva migliore un’alleanza col centrodestra, il dato schizza al 60% per l’elettorato di Italia Viva. Sostanzialmente uguale, tra il 30 e 32 per cento la parte di elettori dei due partiti che di fronte alla scelta non andrebbe a votare. Altro dato interessante è quello che riguarda l’esistenza e il peso di valori in comune tra i due mancati partner dell’alleanza terzopolista: a ritenere che ve ne siano è il 74% degli elettori di Azione, meno convinti i renziani: 60%.

Percentuali che se lette sulla carta del Piemonte vanno, in parte, riaggiustate e modificate anche e soprattutto proprio legando l’orientamento terzopolista (sia pure diviso) all’appuntamento elettorale regionale e considerando, ad oggi, la candidatura di Alberto Cirio come l’unica sul tavolo del centrodestra. E proprio la propensione a un posizionamento su quel versante, maggioritaria in Italia Viva nei dati prospettici nazionali, ma anche nei territori piemontesi, da Alessandria ad Asti, da Biella a Novara, trova nella città metropolitana la sua sensibile eccezione. Il ricordo del padre partigiano della segretaria cittadina Mariangela Ferrero, è solo una puntualizzazione ulteriore a parte dell’ex dem di origini Pci a favore della coalizione di controsinistra, così come si posizionano pressochè tutti gli eletti renziani nelle circoscrizioni torinesi.

Speculare l’anomalia in Azione, dove la linea di avvicinamento al Pd di Calenda non pare trovare seguito per le regionali nella figura di maggior spicco del suo partito, qual è proprio il numero due Costa. Il legame, la stima e l’affinità tra il deputato monregalese e l’attuale governatore non è un mistero, così come l’anima liberale fino al midollo dell’ex ministro che sarebbe difficile non vedere in difficoltà in uno schieramento formato dal Pd di Elly Schlein e, probabilmente, dal partito di Giuseppe Conte. Ma anche tra i seguaci di Calenda pesa l’eccezione torinese con il gruppo che faceva riferimento a Claudio Lubatti, ex Pd e assessore nella giunte di Piero Fassino, oggi senza più ruoli politici, più orientato a guardare al centrosinistra. Ed è proprio sul tema alleanze (e sullo strappo con Iv) che si è consumata la rottura di Gianluca Susta, ex parlamentare e vicepresidente della Regione, che si è dimesso dal ruolo di coordinatore regionale.

Un bivio quello che si prospetta per le regionali in Piemonte di fronte al quale, se saranno i colonnelli a decidere, Costa e Fregolent potrebbero facilmente imboccare la stessa strada (spianata dalla figura del moderato Cirio). Magari perdendo, lungo il cammino, qualche pezzetto. Ma riuscendo nell’impresa impossibile di rimettere insieme, sia pure in sedicesimo, il frantumato Terzo Polo.

print_icon