TERZO POL(L)O

Il Piemonte non è in Calenda(rio): niente congresso, Azione su Cirio

La direzione nazionale ha deciso: Costa resta commissario. L'ex ministro ha un antico legame con il governatore. Che ora potrebbe rinvigorirsi, con qualche candidatura nella lista civica e magari piazzando un fedelissimo nel listino

Si naviga a vista in Azione. E la partita per le regionali in Piemonte, in attesa di capire cosa fare alle Europee, non è il pensiero più pressante nella testa del leader Carlo Calenda. Che infatti lascerà molto volentieri l’incombenza all’intendenza locale. Va letta così la delibera varata dalla direzione nazionale il primo settembre, dove si traccia il (complicato) percorso dei calendiani verso i congressi territoriali. Tante le scadenze che impegneranno i militanti locali durante l’autunno/inverno 2023. Ma che non riguarderanno la segreteria piemontese: infatti nella delibera si legge che la direzione nazionale, per quanto riguarda il Piemonte e la Calabria (due regioni commissariate) “ha dato mandato al segretario nazionale e ai commissari competenti di svolgere una valutazione supplementare”.

Valutazione che è facile leggere come una proroga fino alle Europee del 2024 per Enrico Costa, l’ex ministro con una storia in Forza Italia prima di approdare tra gli “azionisti”. Costa è diventato commissario regionale a giugno, dopo l’addio di Gianluca Susta, ex Margherita poi transitato nel Pd e in ultimo nella montiana Scelta Civica, che ha dato le dimissioni in dissenso con la decisione di far saltare il tavolo con Matteo Renzi.

Ma mentre lo statista di Rignano lancia “Il Centro”, brand con cui si presenterà alle europee occupando (almeno letteralmente) la casella che i due avrebbero dovuto prendersi insieme, Calenda non ha ancora sciolto le sue riserve. In questo senso, la scelta di rinnovare Costa affidandogli di fatto la partita delle regionali sembra più una trovata per togliersi dall’impaccio di decidere.

Una cosa è certa: far gestire a Costa le regionali del 2024 vuol dire che le chance di un accordo con il fronte progressista sono prossime allo zero. Un possibile per quanto remoto accordo si potrebbe trovare soltanto se il Pd candidasse Daniele Valle senza allearsi coi 5 Stelle. Ma anche allearsi formalmente col centrodestra è quasi impossibile: rischierebbe di scatenare la reazione avversa di molti militanti, in particolare quelli torinesi, ancora convinti che sarebbe meglio andare da soli. Il capoluogo conta quasi il 50% degli iscritti, e per non indispettirlo Costa dovrà scordarsi l’utilizzo del simbolo.

Si profila quindi all’orizzonte la possibilità che si ripeta (stavolta dall’altra parte) quanto fatto da Azione in occasione dell’elezione di Stefano Lo Russo a sindaco di Torino, nell’ottobre del 2021. All’epoca il partito era nato da poco e fece confluire i propri candidati nella lista civica del consigliere regionale Mario Giaccone. Un copione che Costa potrebbe ripetere inserendo i candidati di Azione nella futura lista civica del governatore Alberto Cirio, con cui ha una frequentazione antica. Lista da cui in molti si aspettano faville (il 10%) ma che al momento resta appesa a una ricandidatura ancora in forse.

Comunque sia ci si prepara: e se dentro la lista civica potrebbero finire nomi importanti come quello dell’attuale presidente del Consiglio comunale di Alessandria Giovanni Barosini, l’obiettivo vero sembra quello di strappare un posto nel listino (blindato) del presidente. Circola con insistenza il nome di Luca Robaldo, per qualche tempo coordinatore della segreteria di Cirio in Regione, la cui vittoria a sindaco di Mondovì deve molto anche all’impegno di Costa che lì ha le sue radici, non solo elettorali. Difficile però che a poco più di due anni dall’elezione Robaldo possa lasciare il Comune (e la presidenza della Provincia, altra poltrona nel frattempo conquistata).

Al di là degli importanti equilibri territoriali, resta la possibilità che Calenda in futuro voglia riprendere in mano la partita del Piemonte. Sembrava che la battaglia sul salario minimo lo spingesse verso il fronte progressista, ma dicono gli sia già passata. D’altronde, come si legge nel testo della direzione di Azione, la “valutazione supplementare”, oltre ai commissari, spetta a lui. Che ai colpi di testa ci ha già abituato.

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