TERZO POL(L)O

Il cerino di Renzi a Calenda: "Lista unitaria alle europee"

L'ex premier lancia l'ennesimo ultimatum: "Se non saremo insieme alle urne non ha senso la convivenza in Parlamento". Giovedì potrebbe essere reciso anche l'ultimo filo che tiene insieme Azione e Italia viva. Su chi ricadrà la colpa?

La vita del separato in casa non fa per Matteo Renzi: o si sta insieme o tanto vale lasciarsi definitivamente. E così, all’indomani del plebiscito che l’ha incoronato a capo del suo partito, l’ex premier torna sul tema della convivenza con Azione e soprattutto con Carlo Calenda. Nella riunione coi parlamentari di Italia Viva che si è svolta ieri sera, Renzi è tornato sull’argomento dei gruppi in comune che già stavano per sciogliersi all’inizio dell’estate. Poi, però, le ferie incombevano e una rottura sotto l’ombrellone sarebbe stata una rottura per tutti; meglio attendere e chissà che a settembre non si possano rimettere insieme i cocci. Ma a quanto pare la spiaggia non ha portato consiglio e infatti con la ripresa dei lavori sono ripresi anche gli attacchi reciproci, lo scouting per accaparrarsi deputati e senatori ed ecco che il tema della convivenza è tornato sull’agenda dei due leader. O almeno di uno.

“O si fa la lista unitaria alle europee oppure saltano anche i gruppi parlamentari” è stato l’input di Renzi ai suoi. Lui d’altronde ha il coltello dalla parte del manico potendo contare su una pattuglia di senatori folta al punto da mantenere il gruppo anche senza gli eletti di Azione (con una deroga che potrebbe concedere il presidente Ignazio La Russa ne basterebbero 6). I calendiani di Palazzo Madama, invece, rischiano di finire tutti nel gruppo misto. Pallottoliere alla mano le due formazioni avrebbero 16 parlamentari a testa (9 deputati e 7 senatori per Italia Viva e 12 deputati e 4 senatori per Azione). “Loro pensano di prendersi il gruppo togliendo Azione dal nome, ma le modifiche statutarie si approvano con la maggioranza dei due terzi” fanno presente gli azionisti. I renziani potrebbero allora valutare una scissione ma così sarebbe più complesso ottenere la deroga dalla presidenza. Politica e tecnica parlamentare si mescolano mentre il divorzio appare ormai alle porte.

“Usano i minutaggi che ci vengono assegnati dalla legge per andare in tv ad attaccare non i nostri avversari, ma noi” ha sbottato un parlamentare di Italia Viva. “Almeno così andranno in televisione un po’ meno e Matteo si risparmierà qualche insulto”. Il riferimento è alla norma che assegna a ogni gruppo parlamentare un tempo di apparizioni televisive nei tg e nei talk show. La resa dei conti potrebbe essere questione di 48 ore: giovedì il capogruppo al Senato Enrico Borghi dovrebbe convocare i parlamentari di Iv e Azione e a quel punto potrebbe essere reciso anche l’ultimo filo che tiene uniti i due fondatori del (fu) Terzo Polo.

Il punto di non ritorno, infatti, sembra ampiamente superato. “Se vogliono possiamo valutare un diritto di tribuna per loro nelle nostre liste” dicono da Azione che i sondaggi accreditano di percentuali prossime al 4 e quindi più vicina a raggiungere lo sbarramento imposto dalla legge elettorale delle europee. Sull’altro fronte, invece, c’è già chi è pronto – elmetto in testa – all’ultima battaglia.

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