SANITÀ MALATA

Mancano specialisti nei Dea. "Soccorso" torinese a Casale

Tra gli effetti della carenza di medici anche la sopravvivenza delle strutture di emergenza e urgenza. Nell'Alessandrino scongiurata la "declassazione" grazie all'invio di sanitari da Città della Salute e Asl. Il Pd attacca: "Si crea un reparto Frankenstein"

Rimanere senza specialisti non comporta soltanto, si fa per dire, l’enorme disagio per i pazienti, ma può avere ulteriori conseguenze e catena su tutto in sistema sanitario del Piemonte, prima tra tutte la messa a rischio dei Dea, i Dipartimenti di emergenza e accettazione. Quelli che in sintesi si possono definire dei Pronto Soccorso avanzati. Sono la prima linea degli ospedali e per la loro sussistenza giuridica e pratica richiedono alle spalle tutta una serie di reparti e la presenza, appunto, di medici di determinate specialità. Se anche solo una delle branche previste rimane sguarnita, il Dea finisce automaticamente per essere declassato, con tutto ciò che è facilmente immaginabile per l’ospedale e quindi per i cittadini di quel territorio.

È ciò che si è riusciti a evitare per un soffio, in questi giorni, a Casale Monferrato, ma che non può non suonare come un campanello di allarme per altre strutture ospedaliere della regione, il cui sistema sanitario è sempre più messo alla prova dalla carenza di personale medico e infermieristico. In poco tempo l’ospedale della città più grande dell’Alessandrino, dopo il capoluogo, è passato da avere sette neurologi a dover contare soltanto su uno specialista. Una situazione, ovviamente insostenibile e, appunto, foriera di un inevitabile declassamento del Dea a Pronto Soccorso. Tutti i concorsi banditi dall’Asl sono andati deserti, l’appalto esterno frutto di una gara non è stato possibile assegnarlo perché la cooperativa che se lo era aggiudicato non ha trovato, neppure essa, i neurologi cui affidare il servizio. E se un altro bando ha garantito il servizio, da parte di una società privata, per i notturni e i festivi restava completamente sguarnito il resto dell’orario.

Poco il tempo per correre ai ripari, scarsi o all’evidenza nulli i mezzi con cui farlo. La richiesta di aiuto del direttore generale dell’Asl Luigi Vercellino alla Regione, in questo caso ha avuto una risposta, seppure temporanea, in grado di evitare una sorte segnata per il Dea con tutti gli inevitabili contraccolpi per l’ospedale. Appello raccolto dal direttore regionale della Sanità Antonino Sottile e girato ai vertici delle due grandi aziende sanitarie torinesi, Carlo Picco e Luigi La Valle. Immediata la disponibilità, i neurologi a Casale Monferrato, infatti, arriveranno “in prestito” dall’Asl Città di Torino e dalla Città della Salute. Un aiuto che, secondo la convenzione, durerà almeno fino all’aprile prossimo e che solo per quanto riguarda la Città della Salute avrà un costo poco superiore ai 300mila euro.

Turata la falla, resta in tutta la sua gravità il problema della carenza di medici ed è di tutta evidenza che se oggi a mancare sono i neurologi, domani potranno essere altri specialisti. A ulteriore testimonianza di come quello di Casale sia una spia che lampeggia sul cruscotto della sanità piemontese, c’è l’interrogazione che sul caso specifico il Pd rivolge al governatore Alberto Cirio e all’assessore Luigi Icardi sul caso specifico, chiedendo “quali azioni si intendono intraprendere per garantire continuità e operatività del servizio di Neurologia”.

Richiesta che trova, almeno parziale risposta nel soccorso da parte delle due aziende torinesi, ma che non esime il vicepresidente del consiglio regionale, Daniele Valle, autore dell’interrogazione dal commentare criticamente la soluzione: “Mi pare si stia costruendo un reparto Frankenstein, pur di tenere aperto fino alle elezioni, un po' come si sta facendo col ricorso ai gettonisti al pronto soccorso di Cuorgnè”. Per l’esponente dem “Resta il fatto che se tiri coperta da una parte, utilizzando specialisti dipendenti, finirai per scoprire il servizio dall'altra parte. Mi chiedo – aggiunge Valle - se Icardi sia al corrente o ormai certe operazioni seguano direttamente canali di comunanza politica che lo tagliano fuori”.

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