VERSO IL 2024

Soru in campo contro Pd e M5s,
una mina sull'intesa in Piemonte

Se serve un pretesto a Conte e Appendino per rompere coi dem alle prossime regionali ci pensa l'ex governatore sardo a fornirlo. Lui si candiderà in barba a Todde, sostenuta dall'alleanza giallorossa. E ora sono ridotte al lumicino le speranze di un accordo a Torino

La risposta è no. Renato Soru non stava bluffando. Si candiderà in Sardegna contro il centrodestra ma anche contro l’asse giallorosso che sostiene l’ex viceministro pentastellato Alessandra Todde. E chissà che non sia questo il pretesto tanto atteso da Giuseppe Conte (e soprattutto da Chiara Appendino) per far saltare ogni ipotesi di accordo anche in Piemonte, dove invece toccherebbe a loro appoggiare i dem. “Sono candidato perché occorre battere il centrodestra e occorre dare una prospettiva nuova alla Sardegna e lo faccio perché sono certo che l'alleanza Pd-M5s è destinata a perdere” ha detto Soru ieri sera a Dimartedì su La7. L’ex governatore e fondatore di Tiscali, uscito due settimane fa dal Pd, ha chiesto a più riprese le primarie, rendendosi disponibile ad appoggiare chiunque fosse uscito vittorioso dai gazebo della coalizione, ma l’accordo fra dem e pentastellati si fondava sul caminetto e sull'abiura di ogni confronto interno in cui Todde sarebbe partita abbondantemente sfavorita.

L’accordo a tavolino, però, non è piaciuto a tutti e ora in tanti minacciano di votare Soru, azzoppando la candidatura dell’esponente grillina. Dalle liste civiche più vicine al Pd fino a Più Europa oltre a forze locali come i Progressisti dell’ex sindaco di Cagliari Massimo Zedda e la formazione autonomista Liberu. Così si spiega anche la rinnovata attenzione del centrodestra su una regione che a settembre era considerata (quasi) persa. Il governatore uscente Christian Solinas è il nome su cui si sta incaponendo Matteo Salvini, nonostante i sondaggi siano impietosi nei suoi confronti. Certo, se il fronte progressista dovesse presentarsi diviso allora anche l’attuale presidente potrebbe tornare a essere competitivo. Sempre che anche su quel fronte Lega e Fratelli d’Italia non rompano.

“È un’alleanza, al di là di quello che pensano i gruppi dirigenti, che fa perdere metà dei voti al Pd e metà ai Cinquestelle – è la tesi di Soru –. Abbiamo due storie completamente diverse, due modalità di far politica diverse e questa cosa se la si vuole mettere insieme non lo si fa a tavolino a Roma, ma alimentando confronto, conoscenza, creazione di fiducia reciproca e portando poi sui territori questo confronto”. La forza attrattiva di Soru spaventa il fronte costruito da Elly Schlein e Conte e crea un pretesto per far saltare l’accordo a Torino, che già era piuttosto in salita per i rapporti storicamente tesi tra i due partiti.  Secondo Soru, che pure alle primarie aveva votato Schlein e probabilmente si aspettava un occhio di riguardo per la sua candidatura, cita le regionali del Molise di qualche mese fa: “Nessuno vuole un presidente dei Cinquestelle”.

Ma l’abiura delle primarie da parte di Schlein sta creando fibrillazioni pressoché ovunque. A Firenze, dove le consultazioni stanno rafforzando la candidatura a sindaco di Sara Funaro, l’ex assessora Cecilia Del Re ha portato la sua plateale protesta fino a Roma. Millecinquecento cartoline per Elly, 1.500 come i suoi sostenitori alla kermesse del Tuscany Hall. “Le primarie sono proprio quello strumento che non solo ci consente di stare tutti assieme, ma che ci permette anche di allargare la partecipazione, e quindi vincere le elezioni con tutto il fronte progressista”.

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