ENERGIA

Idroelettrico, la Regione moltiplica i carrozzoni

Tante società a capitale misto per ogni concessione. Per la Lega è "un risultato storico" ma la proposta di legge è già nel mirino del Governo, pronto a impugnarla. Borghi (Pd) attacca: "Creano nuovi baracconi, spalancando le porte ai privati, anche stranieri"

“Un disegno di legge storico”. Si parla d’acqua e il capogruppo della Lega in Consiglio regionale fa tracimare gli aggettivi. L’enfasi che riserva ad ogni sua sortita poteva non accompagnare verso il traguardo del voto in aula anche e soprattutto la proposta di legge sulle concessioni idroelettriche? E allora, nessuno stupore e nessun risolino leggendo quel che l’ineffabile Alberto Preioni da Domodossola ha scritto del testo dopo il via libera in commissione. Stavolta non ha citato Churchill, ma poco ci è mancato. Se poi, evocando Machiavelli, la storia maestra di vita rimanderà a settembre o, peggio, boccerà il Piemonte all’ennesimo esame da affrontare su cosa spetti legiferare alla Regione e cosa al Governo, sarà una delle questioni che sia apriranno con il varo della nuova norma.

I presupposti ci sono: quello dell’assessore all’Ambiente Matteo Marnati è un testo che assomiglia molto, tanto da sembrarne una copia, a quello della Regione Lombardia che a giugno è stato impugnato dal ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia. Ma non è solo il rischio concreto di aggiungere questa norma all’elenco di quelle recentemente finite nel mirino del Governo a sollevare dubbi sull’impianto legislativo con cui la giunta di centrodestra ha deciso di adeguare il cambiamento della disciplina sull’assegnazione delle concessioni, passata dallo Stato alle Regioni.

Salutata dalla Lega come “la prima forma di autonomia regionale in ambito energetico”, prevedendo la creazione di società pubblico-private tornerà a vedere in pancia della Regione quelle partecipate, sfoltite con molta fatica negli ultimi anni. L’azionista di maggioranza della coalizione che governa il Piemonte guarda al futuro dell’idroelettrico (e magari di altro) come a un settore da gestire con tante società a capitale misto, le stesse che proprio il centrodestra per anni e non a torto ha definito come carrozzoni. E su quei carrozzoni, magari, saliranno investitori stranieri pronti a dare l’assalto, pezzo dopo pezzo, a un settore strategico come quello dell’energia.

“I leghisti hanno passato l'estate ad attaccare il Pd, accusandolo di essere connivente con i concessionari, e ora mettono sul campo un testo che da un lato apre a una confusione gestionale e dall'altro spalanca ai privati, anche stranieri con buona pace del sovranismo, la possibilità di impossessarsi del business dell'idroelettrico emarginando del tutto i territori”, sostiene Enrico Borghi, il deputato del Pd chiamato proprio da Boccia quale suo consigliere speciale per la montagna. “Abbiamo impiegato vent’anni per disboscare il sottobosco delle partecipate e adesso per ogni concessione si costituisce una società?” si chiede il parlamentare che oltre a una più che probabile impugnazione da parte del Governo prefigura anche “ricorsi da parte dei concessionari uscenti. Con una legge così gli avvocati faranno festa”. Borghi ricorda che queste cose a Preioni le ha “scritte e dette”, senza ovviamente sortire alcun risultato. E lo si può anche capire visto che i consigli arrivano da un avversario. Piuttosto dovrebbero far riflettere Preioni, Marnati e i loro compagni di partito e di maggioranza le preoccupazioni manifestate da più di un parlamentare piemontese di centrodestra di fronte alle conseguenze che la norma potrebbe produrre.

Tra queste ultime si profila anche una penalizzazione di Iren, la multiutility che ogni anno porta un bel po’ di milioni nelle casse del Comune di Torino (e degli altri soci pubblici). Si costituiranno tante piccole Iren regionali a scapito dell’originale. “La partecipazione del territorio sia fatta con le grandi municipalizzate, non creando dei nuovi baracconi, che già se ne devono chiudere ancora. Con lo schema voluto dalla Lega – prevede Borghi – entreranno fondi internazionali che puntano sulle infrastrutture strategiche e l’energia è una di queste”. E tocca il totem leghista dell'autonomia, il deputato dem, quando bolla il disegno di legge come “un modello sovietico e super centralista già voluto a tutti i costi dalla Regione Lombardia, quando invece il beneficio dell'idroelettrico deve andare direttamente ai territori per il tramite dei Comuni e non fermarsi in pancia a misteriose società miste”.