SANITA' & RICERCA

Ospedali, guerra di campanili e beghe politiche sugli Irccs

La contestata ipotesi di unione tra Alessandria e Verduno alimenta lo scontro tra maggioranza e opposizione, ma anche dentro la Lega. La deputata Boldi liquida l'idea caldeggiata da Icardi come "solo un cicaleccio". Saitta: "Così resterà un pugno di mosche"

Qualcuno, magari proprio il suo compagno di partito e assessore alla Sanità Luigi Icardi, avverta l’onorevole Rossana Boldi che l’ipotesi di unire l’ospedale di Verduno a quello di Alessandria nel percorso verso il riconoscimento di Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico è ben di più di quello che lei definisce soltanto “cicaleccio politico che genera solo confusione”.

La parlamentare leghista che ricorda come quello dell’Irccs sia “un progetto a cui si sta lavorando seriamente da diversi anni, e il suo asse portante è Alessandria Casale Monferrato, con focus sulla ricerca innovativa legata al mesotelioma”, legittimamente lo difende da “una corsa a salire sul carro”, rimarcando “la volontà dell’opposizione di centrosinistra di creare confusione”. Paradossalmente la posizione della deputata di Tortona, in passato già senatrice, è assai più vicina al Pd, nel definire quella di Alba “una corsa a salire sul carro” alessandrino, che non a quella della maggioranza al governo della Regione che, invece, nella partnership vede i vantaggi di “unire le forze di Alessandria e Verduno producendo effetti positivi in futuro sui due ospedali”, come ha spiegato lo stesso Icardi.

Posizioni politiche e di campanile, avevamo scritto dando la notizia del lavorìo, discreto quanto intenso, in atto per cercare di tradurre in concreto l’idea del matrimonio a distanza tra l’ospedale langarolo e quello mandrogno. Non ci voleva la sibilla cumana per prevedere quel che sta succedendo. Così come appare sempre più chiaro quanto il tema della ricerca, decisamente trascurato dalla sanità piemontese da molti anni attraversando altrettante amministrazioni di diverso colore, assumerà importanza nella proposta e nel confronto politico, non senza l’impulso dato dalla pandemia. 

Ecco perché quella dell’Irccs non è affatto una questione marginale, come il dibattito scaturito dopo la notizia dell’ipotesi di un’unione di Verduno con Alessandria e Casale lo conferma. Il Pd con Domenico Ravetti e Domenico Rossi reclama chiarezza e trasparenza, ma soprattutto di inserire le richieste di ottenere dal ministero la qualificazione di Irccs all’interno del nuovo piano sociosanitario il cui iter legislativo dovrebbe incominciare, secondo Icardi, non più di un paio di mesi dopo l’istituzione dell’Azienda Sanitaria Zero, che approderà domani in aula. E sarà importante vedere l’esordio del testo nell’emiciclo di Palazzo Lascaris, con le minoranze determinate a dare battaglia su alcuni punti, per comprendere quanto i temi previsti rapidi dalla maggioranza potranno confermarsi tali. Proprio nella maggioranza si vocifera di iniziative che, dopo il canguro sulla legge sul gioco d’azzardo, potrebbero accentuare la tensione con le opposizioni. Un’agenda con punti legati uno all’altro quella su cui si deve scrivere anche l’evolversi della procedura cui ad Alessandria si lavora da qualche anno e che adesso potrebbe vedere il coinvolgimento dell’ospedale di Verduno. 

“Se la Regione percorrerà questa strada porterà al risultato di non dare nulla a Verduno e togliere quello che Alessandria è vicina ad ottenere”, vaticina Antonio Saitta, ex assessore alla Sanità della giunta di Sergio Chiamparino. Ricorda, il predecessore di Icardi, il complesso lavoro di preparazione per la candidatura di Alessandria, “all’inizio piuttosto debole”, concentrata molto sulla vicenda dell’amianto. “Dopo un periodo in cui il ministero concedeva abbastanza facilmente il riconoscimento di Irccs, le maglie si fecero più strette”, da qui la necessità di un dossier che ad avviso di Saitta Verduno ancora non ha affatto. “Un consiglio, non richiesto, all’attuale giunta regionale: sostenga senza tentennamenti la candidatura di Alessandria per il mesotelioma e definisca una modalità per poter innestare e sviluppare a Verduno una specialità, oggi ancora inesistente, che sia dedicata al cibo. Diversamente – prevede l’ex assessore – il Piemonte si troverà ancora una volta con un pugno di mosche in mano”.

Non che dopo anni in cui molte altre regioni chiedevano e ottenevano il riconoscimento dal ministero, il Piemonte abbia oggi molto di più in mano. Mentre la Lombardia oggi conta 18 Istituti di cui 4 pubblici, la Liguria 2 entrambi pubblici, così come il Friuli-Venezia Giulia e perfino la piccola Basilicata conta il suo Irccs pubblico, il Piemonte è arrivato fino ad oggi con l’unico istituto riconosciuto sul territorio, quello di Candiolo, privato. È stata forse anche una inconfessata piaggeria nei confronti della Fondazione presieduta oggi da Andrea Agnelli e prima dalla madre Allegra ad aver frenato quelle istanze che in altre regioni hanno potato ad avere quel che in Piemonte ancora si prova, finalmente, ad ottenere?

Alessandria, oggettivamente, è avanti, forte di un lavoro di oltre dieci anni anni e delle collaborazioni con l’Università e altri enti, la dotazione di laboratori all’avanguardia che la pongono tra i dieci centri più attrezzati del Paese, ma proprio per questo è logico temere – come prospettato sia a livello politico sia di territorio – l’eventuale peso economico e politico dell’Albese o piuttosto si rischia di vanificare quell’unione di forze richiamate da Icardi?  Di certo c’è che i contatti tra i due ospedali già ci sono così come la richiesta di collaborazione avanzata, per alcuni aspetti formativi che Alessandria è in grado di fornire, dall’Asl Cuneo2 nella quale è ricompreso Verduno. Resta da vedere se questa vicenda, uscendo dagli angusti confini dei campanili e degli schieramenti, senza fermarsi alla diatriba Alba-Alessandria potrà aprire una strada per recuperare, non fermandosi a un solo istituto di carattere scientifico, il ritardo rispetto a molte altre regioni.