PALAZZO LASCARIS

Legge elettorale, altolà del Pd

Domani vertice dei capigruppo. Il centrosinistra pronto alle barricate contro la proposta del centrodestra. Sbarramento e ripartizione dei seggi i principali ostacoli a un'intesa. Frizioni in maggioranza sui sottosegretari. Tutte le armi in canna dell'opposizione

Questa volta il centrodestra dovrà trattare perché sulla nuova legge elettorale e la modifica dello statuto della Regione Piemonte sono le minoranze ad avere il coltello dalla parte del manico. L’argomento è delicato, domani sarà affrontato nella riunione dei capigruppo e dopo aver chiesto un supplemento di tempo per analizzare con calma la proposta, il centrosinistra si prepara a tenere la posizione forte del fatto che servirà una doppia lettura in aula e che comunque, su richiesta di almeno dieci consiglieri, si potrebbe addirittura arrivare a indire il referendum.

“Ci sono molti punti che non ci convincono” mette le mani avanti il capogruppo Pd Raffaele Gallo che ieri ha riunito gli alleati per discutere la strategia da adottare in Consiglio regionale. La notizia è che tra i presenti c’era pure Silvio Magliano in rappresentanza dei Moderati che ormai da mesi flirtano con Alberto Cirio. Un partito strabico, con un occhio che guarda a destra e un altro rivolto a sinistra come ormai di consuetudine per la formazione di Giacomo Portas. L’insofferenza cova da anni, il casus belli sono state le ultime politiche in cui Enrico Letta s’è rifiutato di riservare loro un posto sicuro, l’opportunismo poi consiglia di salire sulla barca che ha il vento in poppa, mentre il Pd naviga a vista col terrore di andare a picco. Ci sta pensando seriamente Portas di varcare il Rubicone anche se dall’altra parte non c’è nessuno che si sia messo a costruire ponti d’oro.

Lo sbarramento al 4% è un punto di frizione tra destra e sinistra ma non è l’unico. Anche perché su quello la maggioranza non avrebbe problemi a trattare “purché si mantenga una soglia” fanno sapere dai banchi della Lega e non si vada sotto il 3%. Deciso a tenere il punto è il numero uno del Carroccio Alberto Preioni, stanco di ritrovarsi a ogni riunione dei capigruppo di fronte a un plotone in rappresentanza di liste e listarelle che alle urne hanno raggranellato un pugno di voti. “Bisogna semplificare” sarebbe stata la sentenza. Il Pd vuole rivedere anche l’assegnazione dei seggi coi resti che nel testo di Michele Mosca cambia profondamente “con il rischio di creare un flipper come quello già visto a livello nazionale” prosegue Gallo. Semaforo verde invece all’istituzione del consigliere supplente, con il primo escluso di una lista che subentra dopo la nomina in giunta di un eletto, tenendo il posto “in caldo” fino a fine legislatura o finché il titolare dello scranno non abbandona l’esecutivo.

Altro tema controverso è quello dei sottosegretari, una figura a metà strada tra il consigliere e l’assessore sul modello lombardo. Qui le divisioni sono all’interno della maggioranza stessa. L’assessore Maurizio Marrone di FdI non vede di buon occhio un provvedimento che rischia di frammentare ulteriormente le deleghe. La proposta è del suo capogruppo Paolo Bongioanni e per quieto vivere finora ha evitato di entrare a gamba tesa su una discussione che al momento è a livello di maggioranza ma non ha mancato di far sapere come la pensa. Anche l’opposizione ritiene che quattro sottosegretari siano “troppi”.

Insomma, la strada verso un’intesa è ancora molto accidentata e c’è chi s’avventura in una previsione: “Introdurremo la doppia preferenza perché ce lo impone la legge nazionale, il resto rimarrà così”.