LA SACRA FAMIGLIA

Eredità Agnelli, Elkann "fiducioso" sul ricorso contro i sequestri

Dopo un'udienza di quattro ore, il Tribunale del Riesame comunicherà la decisione entro questa settimana, in ogni caso non oltre le festività pasquali. Al centro la mole di documenti acquisiti dai pm. La questione della residenza di Marella e le ripercussioni sulla Dicembre

Dopo un’udienza di quasi quattro ore, il collegio del Tribunale del Riesame di Torino si è riservato sulla decisione relativa ai nuovi sequestri disposti a inizio marzo dalla procura nell’ambito dell’inchiesta sull’eredità di Marella Caracciolo, vedova di Gianni Agnelli. La decisione, secondo quanto si apprende, dovrebbe arrivare entro questa settimana, in ogni caso non oltre le festività pasquali. “Sì, molto”: questo il solo commento degli avvocati Paolo Siniscalchi, Federico Cecconi e Carlo Re, legali dei fratelli Elkann.

La battaglia per l’eredità di Marella, scatenata dalla figlia dell’Avvocato Margherita, ha portato la procura di Torino a ingaggiare un braccio di ferro non solo con gli indagati, ma anche con i giudici. Al centro dell’udienza odierna è stato il ricorso presentato dalle difese dei fratelli Elkann e di Gianluca Ferrero, commercialista di fiducia e presidente della Juventus, contro i sequestri effettuati nell’ambito dell’inchiesta. In particolare, il procedimento riguardava il rinnovato sequestro di documenti, telefoni, pc e device disposto dalla procura nei primi giorni di marzo dopo che il Riesame accogliendo in parte il ricorso presentato dalle difese contro il sequestro effettuato il 7 febbraio scorso, ne aveva disposto la parziale restituzione alle parti.

La tesi degli avvocati è duplice. Da un lato c’è la sproporzione fra le ipotesi di reato e la quantità di documenti prelevati dagli inquirenti. Dall’altro c'è il “ne bis in idem”, il principio in base al quale non si può essere giudicati due volte per lo stesso fatto, che vale per le persone ma potrebbe valere anche per le carte. Gli indagati sono fermi a cinque: i fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann, il consulente della famiglia Ferrero e il notaio svizzero Urs von Gruenigen,esecutore testamentare di Marella Caracciolo.

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Tutto ruota intorno alla figura di Marella Caracciolo, moglie di Gianni e nonna dei fratelli Elkann, deceduta nel 2019 a 92 anni. Agli atti i pm – Marco Gianoglio, procuratore aggiunto, e i suoi colleghi Mario Bendoni e Giulia Marchetti – hanno depositato i verbali di 13 testimonianze acquisite fra i suoi collaboratori (la segretaria personale, gli infermieri, i domestici) per dimostrare che non viveva in Svizzera, come si voleva far risultare per eludere il fisco, ma in Italia. I magistrati scrivono che le deposizioni di almeno cinque di loro hanno “largamente” consolidato il quadro. Ce ne sono altri, però, che non confortano l’opinione degli inquirenti.

Il nodo della residenza è cruciale. La procura vuole dimostrare che Marella avrebbe dovuto pagare in Italia le imposte sul suo intero patrimonio e che, alla sua morte, la tassa di successione doveva essere incamerata dal fisco italiano. Per cercare il “tesoro” che appartenne a Donna Marella gli inquirenti vorrebbero indagare ad ampio raggio, prendendo in esame anche i passaggi di quote in Dicembre, la cassaforte che controlla tutte le società del gruppo. Il riesame, il 2 marzo, aveva fortemente limitato il loro campo d’azione. Ora però in procura dicono che quella decisione non è stata corretta: gli accertamenti sono indispensabili per quantificare la dichiarazione dei redditi. Fin dallo scorso novembre una consulenza affidata a una specialista in grafologia ha portato la procura a ipotizzare “profili di apocrifia” nelle firme di Marella proprio su documenti relativi alla Dicembre. È quanto si ricava dal decreto di sequestro notificato dai pubblici ministeri il 7 marzo, la relazione tecnica, in base a quanto si legge, è stata depositata il 23 novembre 2023.

Non solo. I pm se la prendono anche con il “decalogo” scritto dal tribunale con le indicazioni su come, quando e con quali tempi si possono sequestrare computer, telefonini, server. I giudici torinesi affermano di averlo composto sulla base delle sentenze che la Cassazione ha divulgato a partire dal 2020 aggiungendo che è in gioco addirittura “la salvaguardia dei dati da eccessive e ingiustificate aggressioni” perché bisogna “tutelare il sistema democratico da forme di controllo potenzialmente pericolose soprattutto in caso di derive autoritarie”. I pubblici ministeri si chiedono da dove hanno ricavato queste considerazioni e per questa ragione hanno deciso di ricorrere in Cassazione.