Pd: “Cota a casa”. Nel 2015
10:10 Martedì 22 Gennaio 2013 2La principale forza di opposizione discute sulla strategia per giocare a proprio vantaggio la candidatura alle Politiche del governatore. No all’invito alle dimissioni lanciato da Esposito. In cantiere una (inutile) mozione di sfiducia. Show in aula
Dimissioni di massa o mozione di sfiducia? Il Partito democratico si divide su quale strategia adottare per incalzare Roberto Cota e la maggioranza di centrodestra, un cambio di marcia imposto alla principale forza di opposizione del parlamentino piemontese dalla decisione del governatore di guidare le liste della Lega alla prossima competizione politica. La campagna elettorale entra nel vivo e nel Pd regna la massima confusione. Dopo il sasso in piccionaia lanciato dal parlamentare Stefano Esposito che ha invitato i compagni di Palazzo Lascaris a dare un segnale forte, dimettendosi tutti dalla carica, il gruppo discuterà oggi – alla presenza del segretario regionale Gianfranco Morgando – la posizione da tenere. In verità, pochi sembrano disponibili a seguire la sollecitazione di Esposito, velocemente rubricata come “provocazione”, di certo funzionale a sollevare la questione ma, a detta di molti, impraticabile. Alla contestazione motivata sul piano regolamentare di Davide Gariglio - che da ex presidente dell’Aula l’ha definita «un’operazione totalmente inutile e che anzi andrebbe ad avvantaggiare il Presidente della Regione. Come spiega l’art.53 dello Statuto Regionale infatti, per sciogliere il Consiglio Regionale sono necessarie le dimissioni della maggioranza dei consiglieri. Noi del Pd siamo 12 su 60» – si è aggiunta l’aspra disapprovazione di Nino Boeti. L’ex sindaco di Rivoli in un post su Facebook è andato giù per le trippe contro il suo compagno di partito: «In questi anni di attività politica una cosa mi sembrava di aver capito: che una maggioranza cade quando non c'è più la maggioranza, non l’opposizione. Mi rendo conto che sia lapalissiano quello che dico, ma evidentemente non è lapalissiano per tutti. Perché mai dovrebbero, i consiglieri di maggioranza, dimettersi per il fatto che ci dimettiamo noi?». E ripercorrendo alcuni significativi episodi che hanno visto scontrarsi duramente le parti politiche nell’emiciclo di via Alfieri, Boeti bolla la proposta come una «sciocchezza», invitando il compagno di partito a farsi gli affari suoi.
A onor del vero, con la sua “provocazione” Esposito intendeva sottolineare che, nel momento in cui con la sua candidatura al Parlamento Cota nei fatti ipoteca attività e tempi della legislatura in corso, occorre sottrarre al governatore e leader leghista il pallino della decisione sul se e quando staccare la spina. Il rischio, insomma, è quello che anche in questo frangente cruciale, l’opposizione sia a rimorchio dell’arbitrio di presidente e della sua caotica maggioranza. Dopo che negli ultimi mesi, più volte, il Pd ha garantito il numero legale per l’approvazione di delibere e atti amministrativi. Non un Aventino, quindi, “ma una iniziativa politica che andrebbe concordata con tutto il partito, trasformando la scelta di Cota in una straordinaria occasione di comunicazione politica”, pare abbia detto ieri sera Mauro Laus nel corso di un incontro riservato, dichiarandosi disponibile a entrare nel merito e declinare la proposta di Esposito. I rumors di Palazzo scommettono che alla fine la montagna partorirà il topolino e tutto si risolverà in una mozione di sfiducia – sulla quale sarebbe al lavoro il capogruppo Aldo Reschigna - e in qualche volo pindarico del retore ufficiale, il consigliere Wilmer Ronzani.
In apertura di seduta odierna si è svolta una protesta. Reschigna, dopo aver presentato un ordine del giorno in cui si chiede l’autospensione dei presidenti di giunta e consiglio regionale, Roberto Cota e Valerio Cattaneo, perché candidati alle politiche, i consiglieri Pd hanno esposto in aula dei cartelli di plastica con la scritta “Vogliamo lavorare”. La seduta è stata sospesa e l’ordine del giorno respinto.